Roma si prepara a dire addio agli storici sampietrini, almeno nelle strade con maggior traffico. Le pietre di selce che da centinaia di anni caratterizzano gran parte delle arterie della Capitale saranno sostituite dall'asfalto e "barattate" con imprese private in cambio di nuove opere, come il rifacimento del manto stradale.
La proposta fa discutere, con l'ex ministro Vittorio Sgarbi che parla di "follia" e di "un'offesa alla città di Roma". D'accordo, invece, i residenti del centro storico che chiedono però di "preservare il tratto distintivo" delle strade con una "maggiore manutenzione". E proprio alle critiche replica l'assessore appena nominato. L'idea di Pucci è quella di eliminare i sampietrini sulle strade ad alta percorrenza, dove la pavimentazione rischia di diventare "pericolosa per i pedoni e per le vetture". "Non è obbligatorio iniziare da piazza Venezia o da via Nazionale - spiega -, cominceremo anche da altre strade, ad esempio viale Somalia dove in un pezzo ci sono ancora i sampietrini".
La caratteristica trama a scacchi resterà comunque "segno importante per le vie della città", sottolinea l'assessore, il cui progetto prevede di scambiare le pietre con imprese private che si impegneranno in cambio a fornire nuove opere, come il rifacimento delle strade. E il sindaco Ignazio Marino spiega: "I sampietrini, tolti dal centro storico, li utilizzeremo nelle periferie per realizzare piccole aree pedonali, dando così la stessa dignità ai cittadini che abitano in quei quartieri". Un certo valore di mercato sicuramente i selci romani ce l'hanno.
"Un metro quadrato di sampietrini senza il lavoro di posa in opera valgono più di cento euro", spiega Pucci. E addirittura una società privata da più di un anno ha avviato un discreto business trasformando i sampietrini dismessi in complementi di arredo (lampade, armadi o salvadanai) e vendendoli in un catena di librerie come 'pezzi numerati' a partire da 40 euro per il 'pezzo semplice'. Sull'addio all'uso in strada storcono il naso i "selciaroli", gli storici posatori di sampietrini ormai in estinzione. L'associazione che li difende lancia una petizione online per chiedere al Campidoglio l'apertura di un tavolo per discutere di problematiche e soluzioni legate alla pietra il cui nome viene fatto risalire al Cinquecento, quando venne utilizzata per la prima volta per la pavimentazione di piazza San Pietro. "Invece di rimuovere i sampietrini - spiega Ilaria Giacobbi, la presidente - bisognerebbe invece valorizzare il lavoro del posatore, che ormai sta scomparendo ed è patrimonio indiscutibile della Capitale dal punto di vista artistico ed archeologico".
Si dice "favorevole" invece Unindustria, secondo la quale il progetto del Campidoglio porterà un "miglioramento di tutto ciò che è decoro urbano a Roma, per i cittadini ma anche per far trovare ai turisti una Capitale che sia degna di questo nome".
Proposta choc per Roma Fare cassa con i sampietrini
L'idea di Maurizio Pucci, nuovo assessore ai Lavori Pubblici della Capitale