"Non ho lanciato sassi contro quei bambini". E' quanto avrebbe detto l'eritreo accoltellato durante l'assedio di due notti fa al presidio umanitario di via del Frantoio a Roma. L'uomo, ancora ricoverato in ospedale, negherebbe che ci sia stato un lancio di sassi contro alcuni bambini come raccontato dalla mamma di uno di loro. A quanto ricostruito finora dagli investigatori, tra l'eritreo e il gruppo di bambini c'è stato comunque un diverbio che ha portato alla spedizione punitiva. "Ho avuto paura, ma non nutro rancore. Non voglio vendetta". L'uomo, ancora ricoverato in ospedale con 30 giorni di prognosi, è stato ascoltato ieri dai carabinieri con l'aiuto di un'interprete.
"Lancia sassi" e scatta raid punitivo, migrante ferito - Una lite in strada tra un migrante eritreo e alcuni bambini per motivi banali si trasforma in periferia a Roma in una spedizione punitiva degli abitanti del quartiere contro un centro di accoglienza della Croce rossa (Cri). L'immigrato viene accoltellato alla schiena. Accade in via del Frantoio, al Tiburtino Terzo, zona difficile non troppo lontana dal centro, alle spalle della stazione Tiburtina, e la tensione torna a salire nella capitale sull'emergenza umanitaria e sociale. Una donna, madre di alcuni dei bimbi ai quali l'eritreo avrebbe lanciato dei sassi, denuncia di essere stata sequestrata per oltre un'ora dai migranti in un vialetto a ridosso del centro, chiuso da due cancelli. Alcuni cittadini raccontano di averla tirata fuori a forza assieme al figlio. La procura per ora indaga per tentato omicidio dell'uomo ferito. Una storia ancora da chiarire nei dettagli, sulla quale indagano i carabinieri, intervenuti la scorsa notte su richiesta degli operatori del presidio umanitario della Cri. Alcuni bambini italiani tra i 7 e i 12 anni, avrebbero avuto un diverbio in strada con l'eritreo, un quarantenne notato spesso a raccogliere cicche di sigarette. "Una brava persona", racconta chi lo conosce. Questi avrebbe tirato loro delle pietre e la madre di uno di loro é intervenuta per difendere un altro figlio piccolo in carrozzina. A questo punto i racconti divergono: la donna sarebbe entrata nel viale che conduce al centro per chiedere spiegazioni, ma sarebbe stata circondata da una cinquantina di migranti e minacciata. "Ho avuto paura di morire", ha detto. Sentendo le sue grida decine di abitanti sono arrivati a darle manforte e nel parapiglia il 40enne eritreo é stato colpito alla schiena con un coltello. Portato all'ospedale Sandro Pertini, ha una prognosi di 30 giorni. Sara' interrogato.
"Danno sempre la colpa a noi", si lamenta un ospite del centro. Gli abitanti sono divisi sui migranti. "Vadano via", dicono in tanti. Secondo Pietro Giulio Mariani, direttore della Cri di Roma, tutto sarebbe avvenuto all'esterno della struttura, che accoglie un'ottantina di persone. Il migrante dell'Eritrea vi avrebbe alloggiato fino a luglio, quando é passato a un Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di via Staderini a Tor Tre Teste, altra periferia. Una struttura per le 'relocation', i trasferimenti in altri Paesi riservati ad alcune nazionalità. Il clima é pesante al Tiburtino Terzo, che ha già problemi di microcriminalità e degrado. Il centro di accoglienza é ora presidiato dalle forze dell'ordine. Immediati i commenti politici. "Basta illegalità, stop invasione e violenza - twitta il leader della Lega Matteo Salvini -. Chiusura immediata del centro per immigrati-delinquenti del Tiburtino III di Roma". Il Pd chiede una cabina di regia sull'accoglienza e "di fronte a questi nuovi fatti ci chiediamo cosa stia facendo il Comune", scrivono i consiglieri comunali, "con le altre Istituzioni". A Roma c'erano stati precedenti simili nel 2014 con un assalto a un centro per minori immigrati a Tor Sapienza e nel 2015, con i tafferugli fomentati da movimenti di estrema destra per l'arrivo di un gruppo di migranti a Casale San Nicola, sempre in periferia.
Leggi l'articolo completo su ANSA.it