(ANSA) - ROMA, 21 GIU - "Volontarietà della azione criminosa"
posta in essere ai danni di Desirèe Mariottini "dagli imputati
Salia, Alinno e Minteh, i quali, a fronte della ormai gravissima
condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la
minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza,
non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa,
mostrando un'assoluta indifferenza verso la vita della giovane
vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi
suggeriva l'intervento di un'ambulanza che avrebbe impedito la
morte della ragazza". E' quanto scrivono i giudici della Corte
d'Assise di appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con
cui il 29 maggio scorso hanno leggermente ridotto le condanne
per la morte di Desirèe Mariottini, la sedicenne di Cisterna di
Latina deceduta il 19 ottobre del 2018 in uno stabile
abbandonato in via dei Lucani nella zona di San Lorenzo a Roma.
I giudici, nell'ambito del processo bis di secondo grado,
hanno inflitto 22 anni a Mamadou Gara, condannato all'ergastolo
nel primo processo appello. Condannato a 26 anni Alinno Chima, a
cui erano stati inflitti 27 anni, e a 18 anni Brian Minthe già
condannato a 24 anni. Per Salia l'ergastolo già era definitivo.
Gli imputati, tutti cittadini di origine africana, sono
accusati, a seconda delle posizioni, di omicidio, violenza
sessuale e spaccio.
Per i giudici, parlando della posizione di Gara, "era
prevedibile, nel caso concreto, il rischio di overdose (e di
conseguente morte) per Desireè, rischio da ritenersi tanto più
sostanziale e tuttavia colposamente ignorato" dall'imputato,
"interessato esclusivamente ad abusare sessualmente della
ragazza in ragione del progressivo e ingravescente stato di
malessere dalla minore palesato in evidente stato di minorata
difesa". I magistrati di appello aggiungono che Gara della
condizioni in cui versava Desirèe ne approfittò nella fase
iniziale in cui si manifestarono per poi allontanarsi dallo
stabile "biasimevolmente trascurando, per incuria, ignavia,
trascuratezza, insipienza o, più semplicemente, indifferenza,
quei segnali, disinteressandosi completamente della ragazza e
neppure allertando i presenti nella "sala del crack"
(sottovalutando o neppure soppesando lo stato di salute
Desireè), ponendo così in essere - scrivono i giudici - una
condotta che era da lui da attendersi in base alle norme
cautelari cui ci si doveva attenere".
Nelle motivazioni si afferma, infine, che "risulta ormai
definitivamente ed irrevocabilmente accertato che Gara ebbe a
concorrere, con Salia e con Alinno, nella cessione reiterata di
sostanze stupefacenti e psicotrope a Desirèe, la quale, quella
mattina, si presentava nello stabile in conclamato stato di
astinenza, alla disperata ricerca di droghe". (ANSA).
Morte Desiree: giudici, 'assoluta indifferenza verso sua vita'
Da imputati "volontarietà dell'azione criminosa"