Lazio

"Roma Antica in ostaggio, l'archeologia come un luna park"

La denuncia di Italia Nostra e dell'archeologo Coarelli

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 11 LUG - Soccombere al "diktat automobilistico", in una città strangolata dal traffico, trasformare le archeologie dell'antica Roma in un grande Luna Park, smontare, ricostruire, trasferire e decontestualizzare a piacimento senza interrogarsi sulla correttezza di questi procedimenti. Filippo Coarelli, archeologo e accademico dei Lincei, e Italia Nostra denunciano la presa "in ostaggio" della Roma Antica che, "di giubileo in giubileo" vede soccombere Fulloniche (lavatoi), basiliche, musei e mausolei. Con interventi, capaci di "distruggere" le preesistenze e di stravolgerne la testimonianza storica con l'adozione di soluzioni "fuori contesto, che non tengono in alcun conto quei principi di conservazione e valorizzazione, pur normati, considerati da decenni irrinunciabili per ogni intervento, anche di natura urbanistica, ricadente su siti e beni di valenza archeologica". Nel mirino dell'archeologo e di Italia Nostra ci sono innanzitutto i lavori di Piazza Pia (con sottopasso di Lungotevere di Castel Sant'Angelo) da cui sono emersi i resti di una "fullonica", un opificio destinato al lavaggio dei panni e delle toghe, un'antica "lavanderia" del II sec. d. C. "Si è deciso di smontarne le enormi otri, le cisterne, le murature, i pavimenti e trasportarli con identica ricostruzione in un'area più lontana, che non crei fastidio al nuovo tunnel. Forse sarebbe bastato farlo passare ad una quota al di sotto dello strato archeologico, com'era buona pratica di qualche tempo fa.
    Forse sarebbe stato opportuno valorizzarne il sito lì, nel luogo accanto al Tevere, dove ha avuto la sua ragion d'essere, con le sue strutture idrauliche, com'era appunto l'unica pratica archeologica che abbia senso" sostengono. Stessa sorte per lo "smontaggio di un intero isolato d'età augustea giacente sotto i selciati di piazza Venezia e ricomposto, forse, alla stessa quota su di un solettone di calcestruzzo armato per la realizzazione di una stazione/museo della metropolitana. Oppure i muri di un'antica stalla che ospitava i corsieri del grande Circo Massimo a via Giulia, per far posto ad un giardinetto di quartiere". Ma ancor più paradossale, segnalano, è il caso del Templum Gentis Flaviae, una stupefacente struttura sommersa appena sotto l'area di sosta compresa tra piazza della Repubblica, via Parigi, via Emanuele Orlando e la facciata del Planetarium, dove sono in corso alcuni lavori di sistemazione del parcheggio. Lì sotto, a pochi centimetri dalla superficie dell'asfalto, si trova una delle più importanti architetture di Roma: il mausoleo con le spoglie degli imperatori Flavi. Da quell'area proviene l'enorme testa di Tito ritrovata nel 1872 durante i lavori di fondazione del ministero delle Finanze. Più volte Italia Nostra, insieme all'archeologo Coarelli, ha fatto presente l'opportunità di un'indagine accurata degli strati archeologici. Il più grande conoscitore di archeologia della città ha infatti segnalato la necessità di completarne le conoscenze e, attraverso una fase di studio, trovare una sistemazione più congeniale, che consenta qualcosa di più del semplice parcheggio. Ma la panoramica delle criticità archeologiche capitoline non sarebbe completa senza citare l'ultimo intervento: il riallestimento delle colonne su due ordini sovrapposti, con la ricostruzione di parte del grande architrave che sosteneva l'ordine superiore del colonnato della Basilica Ulpia nel Foro di Traiano e la realizzazione di tre gradini in marmo giallo antico che conducevano alla basilica stessa. Intervento che lascia perplessi l'archeologo e Italia Nostra "per il modo in cui è avvenuto e che rischia di trasformare le archeologie dell'antica Roma in un grande Luna Park". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it