Lazio

Guercino, la mostra delle meraviglie alle Scuderie

L'artista negli anni romani e apre anche il Casino Ludovisi

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 30 OTT - È la mostra delle meraviglie quella che Le Scuderie del Quirinale realizzano nel nome di Guercino e dedicano alla sua parentesi romana legata al potere e alla vocazione per l'arte della famiglia Ludovisi. Due anni appena, dal 1621 al 1623 qui raccontati attraverso 122 opere, provenienti da 68 musei e collezioni nazionali e internazionali, tutte straordinarie, dai piccoli disegni alle grandi pale d'altare, ma soprattutto tutte insieme capaci di raccontare una grande pagina della storia dell'arte grazie alla cura rigorosa di Raffaella Morselli e Caterina Volpi.
    Tutto è iniziato, spiegano le curatrici, nel 2019 con un lavoro di verifica sul dipinto ad olio del Guercino sul soffitto del Casino dell'Aurora. E tutto lì si conclude, perché questo luogo privato chiuso da anni per un lungo tentativo di vendita che - per fortuna - non ha trovato acquirenti, rimane agli eredi della potente famiglia ed è straordinariamente aperto e visitabile in occasione della mostra che resterà alle Scuderie fino al 26 gennaio 2025. Il Casino si potrà visitare il sabato e la domenica a partire dal 9 novembre con il biglietto ed una guida delle Scuderie.
    Il tema centrale di 'Guercino. L'era Ludovisi a Roma', è quello del rapporto di committenza che legò Giovanni Francesco Barbieri, il Guercino appunto, alla dinastia bolognese che per la prima volta lo aveva accolto a Bologna e che, folgorati dal suo talento per il colore e la natura, lo volle a Roma come artista prediletto per il breve ma prolifico pontificato di Papa Gregorio XV al secolo Alessandro Ludovisi, coetaneo del pittore nato a Cento nel 1591. Città dove tornerà carico "di onore e di commissioni dopo il soggiorno romano. Viene da una piccola cittadina e si inserisce con grande grazia nei grandi cantieri romani a cui non era preparato. La mostra racconta questo suo lavoro, il suo invadere Roma con squilli, con macchie, con una natura che prima non c'era", spiega Raffaella Morselli, e con la sua mano che impastava il colore direttamente sulla tela, come ad esempio dimostrano opere come La cattura di Cristo, conservato così bene che si vedono ancora le impronte sul colore. (ANSA).
   

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