Lazio

Ercoli (Differenza Donna), femminicidio Cecchettin spartiacque

Violenza psicologica come quella fisica può sfociare nella morte

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 12 NOV - "Queste storie presentate nei podcast della nuova campagna contro la violenza sulle donne e raccontate dagli uomini sono per noi importantissime per dare un segnale molto chiaro: la violenza sulle donne è un problema creato dagli uomini violenti, non tutti gli uomini sono violenti, gli uomini che non sono violenti devono fare la loro parte". Lo dice Elisa Ercoli, presidente di Differenza Donna (l'associazione che gestisce il 1522, il numero antiviolenza della presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari Opportunità), che assieme a Maura Latini, presidente di Coop Italia, ha presentato all'Ipercoop di Euroma2 nella Capitale la seconda edizione della campagna di informazione e sensibilizzazione "Il silenzio parla" a pochi giorni dal 25 novembre "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" e a quasi un anno esatto dal femminicidio di Giulia Cecchettin.
    "In queste storie - dice la presidente - ci sono uomini che a un certo punto si sono ritrovati a vedere queste violenze subite da una donna a loro molto vicina e hanno sentito la necessita, l'obbligo, la responsabilità di prendere posizione. Un posizionamento radicale e nuovo, che è un atto civile molto importante. Se tutti e tutte ci posizionassimo contro la violenza, il nostro progredire e realizzare politiche di prevenzione sarebbe molto più efficace. E' una Call to Action agli uomini, voi che non siete violenti dovete schierarvi al nostro fianco".
    Proprio sulla storia della studentessa veneta uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta torna Ercoli: "Questa campagna parla anche delle tante forme diverse di violenza ed è molto importante. Siamo a un anno esatto dalla morte di Giulia Cecchettin, un anno particolarissimo per tutti e tutte noi, un anno particolarissimo anche per il 1522. Abbiamo aumentato incredibilmente i contatti dopo la sua morte. Il suo fenniminicidio rappresenta un prima e un dopo, uno spartiacque per tanti motivi. Primo perché era la compagna d'università, l'amica, la sorella, la figlia di tutti quanti. Secondo perché, dobbiamo sottolienearlo, Giulia ha subito violenza psicologica, non è mai stata picchiata o ha subito violenza fisica. Eppure è stata uccisa in un'escalation di potere e controllo letale che ha portato a un femmicidio. Dobbiamo aprire le nostre orecchie e le nostre menti per comprendere che la violenza non è più solo maltrattamenti, botte e lividi ma che mia figlia, mia nipote, una mia collega che sta subendo, diremmo in modo sbagliato, 'solo' violenza psicologica, potrebbe essere la prossima vittima".
    Quindi riassume la Ercoli la campagna si rivolge agli uomini perché scendano in campo e capiscano la differenza tra connivenza e silenzio e invece prendere posizione ed entrare in solidarietà con una donna che sta subendo violenza. "Una parte dell'aumento dei nostri contatti - dice ancora - è da parte di genitori che ci raccontano con preoccupazione che la loro figlia era tanto felice perché era innamorata e aveva iniziato una nuova relazione e ora invece questa vitalità si è spenta per lasciare spazio a uno stress continuo provocato dal controllo tramite il cellulare. Abbiamo riconosciuto, ci dicono, quello che Giulia Cecchettin ha raccontato nei suoi audio: la persecuzione tramite dispositivi è pericolosissima e dobbiamo paragonarla alla grave violenza fisica. Non vediamo costole e nasi rotti ma c'è un danno emotivo e psicologico grave e da parte di chi lo agisce significa un'escalation di violenza fino all'alto rischio di vita per la vittima". (ANSA).
   

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