Lazio

Giuli, penso a eurobond della cultura

Il ministro all'inaugurazione di Più libri più liberi

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 04 DIC - In un'Europa che sarà sempre più militarizzata, il ministro della Cultura Alessandro Giuli pensa a una sorta di Eurobond per la Cultura.
    "Lavoreremo, abbiamo tutte le migliori intenzioni per rimettere la cultura al centro dell'agenda politica di questo governo e possibilmente di tutti i governi europei, però bisogna ragionare in termini continentali, bisogna fare un ragionamento di sistema, bisogna comprendere che non basta e nessuno basta a se stesso" ha detto il ministro Giuli all'inaugurazione, il 4 dicembre, della fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi.
    "Il governatore della Banca d'Italia ieri ha fatto un discorso molto bello in Spagna parlando della necessità di ricominciare a riflettere sull'idea degli Eurobond, cioè della mutualizzazione del debito. Ora io sto lavorando come Ministero della Cultura a una proposta che ho cominciato a condividere in un bilaterale a margine del Consiglio europeo, sulla possibilità, anzi, innanzitutto sulla presa di consapevolezza e di coscienza che l'Europa va incontro, in ogni caso, a una stagione di riarmo, di riarmo militare" ha spiegato il ministro.
    "Stiamo prendendo le misure di un mondo che è più violento, attraversato da conflitti, in cui molto probabilmente il nuovo Presidente degli Stati Uniti tornerà a ragionare in termini un po' più isolazionistici rispetto all'Europa che deve entrare in una logica purtroppo di riarmo come forma di deterrenza nei confronti delle autocrazie e dei dispotismi asiatici. Se tutto ciò avverrà ineluttabilmente tramite l'emissione di debito pubblico, cioè dei nostri soldi, di quelli dei nostri figli, dei nostri nipoti, allora perché non immaginare qualcosa di simile a un Eurobond Cultura, perché non immaginare che una percentuale dei soldi che noi, i nostri figli e i nostri nipoti, impegneremo per armarci e creare una deterrenza militare non debba essere impegnata affinché le armi di cui ci doteremo non vengano mai usate. E come si fa a proteggerci dalle armi e a non utilizzarle? Attraverso la cultura, attraverso i libri, attraverso il dialogo, attraverso la ricerca condivisa" ha spiegato il ministro. (ANSA).
   

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