Lazio

Acab, 14 anni dopo il reparto mobile debutta su Netflix

Giallini è ancora Mazinga, con Giannini e Bellè. Regia Alhaique

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 13 GEN - Una notte di feroci scontri in Val di Susa. Una squadra del Reparto Mobile di Roma che resta orfana del suo capo, rimasto gravemente ferito. E un nuovo "autunno caldo" alle porte. Quattordici anni dopo il libro di Carlo Bonini (ed. Feltrinelli) e il film di Stefano Sollima, Acab e il racconto più crudo della vita di una squadra del reparto mobile della polizia diventano serie, con il debutto su Netflix il 15 gennaio dei sei episodi prodotti da Cattleya e diretti da Michele Alhaique.
    Protagonisti, Marco Giallini - che come allora indossa ancora la divisa di Mazinga - Adriano Giannini, Valentina Bellè, Pierluigi Gigante, Fabrizio Nardi, Donatella Finocchiaro, "Un progetto che abbiamo sentito subito necessario e urgente, perché tratta il tema universale attuale della dialettica tra ordine e caos", racconta la vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix Tinny Andreatta. "Una storia che affronta il grande tema della società civile che conferisce allo Stato il monopolio della violenza", aggiunge il produttore Riccardo Tozzi. Il libro e il film nacquero all'indomani del G8 di Genova e dei fatti alla Caserma Diaz. La serie debutta dopo un nuovo weekend di scontri tra manifestanti e forze dell'ordine sulla scia della morte del giovane Ramy. Cosa è cambiato dunque in questi quattordici anni? "Sicuramente c'è più consapevolezza - risponde Bonini -. La polizia si è data una scuola di ordine pubblico, nel reparto mobile sono entrate le donne, si usano le body cam. Mancano altre cose, come un codice alfanumerico di identificazione. Ma il tema non è 'sto con la polizia o no'. Il problema è se quella notte chi ha inseguito quel ragazzo si è comportato secondo le regole o no". Il tema è "rispettare il confine tra uso legittimo e illegittimo della forza: decisioni che avvengono in 20 secondi e in condizioni di stress altissimo.
    La manutenzione psicologica ed emotiva di queste persone dovrebbe essere di altissima qualità. Non sempre ci si riesce, ma proprio perché lo Stato ha il monopolio della forza deve essere rigoroso nel perseguire là dove le regole non sono rispettate. È così che si mantiene la fiducia". (ANSA).
   

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