Lazio

Riuniti a Roma molti capolavori della collezione Farnese

La mostra dall'11 febbraio ai Musei Capitolini

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 11 FEB - La straordinaria Cassetta Farnese, uno scrigno dorato incastonato di lapislazzuli, smalti e intagli in cristalli di rocca, considerata tra i maggiori capolavori dell'oreficeria cinquecentesca, per l'ultima volta visibile al di fuori del Museo e Real Bosco di Capodimonte che la conserva.
    O il Libro d'Ore di El Greco da lui miniato per il Cardinale Alessandro Farnese, in prestito dalla Morgan Library di New York. E poi i capolavori che all'epoca impreziosivano gli ambienti più fastosi del Palazzo Farnese come lo splendido gruppo del Pan e Daphni, della metà del II secolo d.C., il raffinato gruppo del Ganimede con l'Aquila, anch'esso di età imperiale, e capolavori assoluti dell'arte rinascimentale, come la Madonna del Divino Amore di Raffaello e il Ritratto di Papa Paolo III con il camauro di Tiziano, accanto ad una importante serie di studi preparatori degli affreschi di Annibale Carracci che decoravano la Galleria di Palazzo Farnese.
    Sono solo alcuni dei centoquaranta capolavori tra sculture antiche, bronzi, dipinti, disegni, manoscritti, gemme e monete della più prestigiosa raccolta di opere d'arte e reperti archeologici del Rinascimento in mostra, dall'11 febbraio al 18 maggio 2025, negli spazi espositivi di Villa Caffarelli, ai Musei Capitolini che raccontano la Collezione Farnese ricostruendo il momento del suo massimo splendore, dai primi decenni del XVI secolo all'inizio del XVII.
    La mostra, "I Farnese nella Roma del Cinquecento. Origini e fortuna di una Collezione" a cura di Claudio Parisi Presicce e Chiara Rabbi Bernard è uno dei progetti di maggior rilievo nell'ambito dell'anno giubilare organizzati dalla Sovrintendenza Capitolina, e fa parte dell'intervento "#Amanotesa".
    L'esposizione riunisce parte dell'immenso patrimonio artistico farnesiano, ormai smembrato nonostante i voleri del Gran Cardinale, Alessandro Farnese, che lo aveva tassativamente lasciato scritto in testamenti ed inventari, grazie alla collaborazione dei tanti musei e istituzioni che oggi conservano tale eredità dal valore inestimabile, a partire da Napoli che ne custodisce parecchi, e poi Roma, Firenze, Parma ed anche il Louvre di Parigi. (ANSA).
   

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