(ANSA) - ROMA, 21 FEB - C'era una volta il calcio di strada,
quando tutto era più bello e non lo sapevamo, lo spettacolo era
meno pirotecnico, ma più genuino. Racconti senza tempo, campetti
polverosi e splendidi giochi simili a fiabe.
Il richiamo era facilmente riconoscibile, le voci,
inconfondibili: "Mauroooo, scendi?...". Sotto le finestre di
casa, Walter, Marco er serpentone, Marco Stefàni, Gianfranco er
zecca, er "bomba", Nello, Marcolino, Maurizio, Ottavio er
biondo, Sergetto, maggio, gigetto, er "cacarazzi" e Bruscolino,
per il fisico minuto. La "banda", sempre noi, sempre insieme.
Siamo alla fine Anni Sessanta.
Non c'erano i videocitofoni, macchè dico, i citofoni. Il
richiamo vocale era come una parola d'ordine, anzi, c'era pure
il fischio alla "pecorara". Era il segnale: ore 15, puntuali
come il sole che sorge, puntuali come il cannone del Gianicolo,
che a mezzogiorno fa rimettere gli orologi ai romani. Palla al
centro e il sogno di diventare come Totti, Nesta, Baggio o Del
Piero poteva cominciare. (ANSA).
'Tre corner, rigore', c'era una volta il calcio di strada
In libro Mauro De Cesare racconti senza tempo e giochi fiabeschi
