Lazio

In Italia 36% dei manager è donna, supera media Eurozona

Secondo studio. Ma tra ultimi Paesi per partecipazione al lavoro

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 19 FEB - L'Italia è tra gli ultimi Paesi europei per partecipazione femminile al lavoro, ben al di sotto di Germania (75%), Francia (68%) e Spagna (64%). Solo il 51% delle donne in età lavorativa è occupato, contro il 69% degli uomini, arrivando a percentuali inferiori al 40% nelle regioni meridionali. Allo stesso tempo, la presenza femminile nelle posizioni manageriali è in crescita, con le donne che rappresentano il 36% dei manager nel 2024, un dato record.
    Tuttavia, solo il 28% delle posizioni manageriali complessive è ricoperto da donne, percentuale che scende al 18% nelle posizioni regolamentate da un contratto dirigenziale.
    Rimangono difficoltà nel conciliare vita lavorativa e maternità, la ridotta presenza in carriere STEM (le studia il 17% delle donne, rispetto al 39% dei colleghi maschi), la bassa rappresentanza in posti di lavoro apicali (solo il 31,5% dei membri dei CdA delle società quotate in borsa sono donne) e l'epidemia di part-time rendono l'occupabilità delle donne italiane tra le più basse del continente, sotto circa 13 punti percentuali della media UE. Queste tra le conclusioni del report "Donne e lavoro in Italia" di Rome Business School, a cura di Carlo Imperatore, direttore Generale Federmanager Roma Lazio e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.
    Nessun paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere e al ritmo attuale ci si arriverà nel 2158, ben oltre gli obiettivi stabiliti dall'Agenda 2030 dell'Onu. Ai primi posti del Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum si trovano l'Islanda (93,5%), la Finlandia (87,5%) e la Norvegia (87,5%). L'Italia è all'87°, in calo rispetto al 79° dell'anno precedente, perdendo ben 24 posizioni in soli 2 anni. Nel 2024 la differenza tra l'occupazione delle donne e degli uomini in Italia è di 18 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione femminile è quasi il doppio rispetto a quello maschile (8,4% contro 4,9%), il che dimostra una maggiore vulnerabilità nel trovare e mantenere un impiego stabile. La differenza salariale rimane significativa: le donne guadagnano in media il 10,7% in meno, con un divario che raggiunge il 27,3% nei ruoli dirigenziali.
    "Il gender gap in Italia è alimentato da stereotipi di genere e dalla carenza di servizi di cura", afferma Carlo Imperatore.
    "Visioni tradizionali limitano le scelte professionali delle donne, mentre la scarsità di strutture per l'infanzia e l'assistenza agli anziani ne ostacola la partecipazione al lavoro". Infine, la rappresentanza femminile nei ruoli apicali in Italia rimane limitata. Nelle società quotate in borsa, solo il 31,5% dei membri dei Consigli di amministrazione sono donne.
    "Questa mancata rappresentanza ha un impatto negativo sulle politiche di parità di genere e sulle opportunità di crescita per le donne. Questi fattori, intrecciati tra loro, rendono ancora difficile il raggiungimento di una piena uguaglianza di genere in Italia", conclude Imperatore. (ANSA).
   

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