(ANSA) - ROMA, 13 NOV - I cambiamenti climatici ormai sono un
fenomeno noto e molto discusso. Quello che invece è meno noto
sono i suoi effetti sulle vite di migliaia di comunità indigene
e di sussistenza e come queste comunità percepiscono questi
cambiamenti.
Nei modelli climatici relativi alle precipitazioni, l'incertezza
è infatti un fattore molto rilevante. Gli impatti di questi
cambiamenti sono però molto chiari ed evidenti per tante
comunità di sussistenza; tuttavia le loro osservazioni sono
ancora in gran parte trascurate malgrado il fatto che queste
comunità abbiano una comprensione profonda dei complessi
equilibri degli ecosistemi da cui dipendono. In questo lavoro,
dal titolo "Using human observations with instrument-based
metrics to understand changing rainfall patterns", pubblicato
sulla rivista Nature Communications e condotto da un team
internazionale di ricercatori (Università degli Studi Roma Tre,
Simon Fraser University, Center for International Climate
Research, University of East Anglia), sono state comparate le
osservazioni di 1827 comunità di sussistenza sui regimi
pluviometrici con diversi indici climatici relativi a
precipitazioni. Lo scopo di questo studio non è stato tanto
quello di validare queste osservazioni, quanto piuttosto quello
di vedere in che modo questi due diversi tipi di osservazioni,
quelle umane e quelle strumentali, potessero complementarsi. Per
esempio, è stato possibile individuare diverse aree "calde" dove
i cambiamenti nel comportamento delle piogge sono multipli.
Inoltre, le comunità di sussistenza spesso associano i
cambiamenti ad altri indicatori ambientali (ad esempio, la
direzione prevalente del vento): le loro conoscenze ecologiche
potrebbero ad esempio aiutarci a progettare indici
multifattoriali del comportamento delle precipitazioni. Inoltre,
è stato possibile evidenziare delle aree dove le comunità locali
stanno osservando trend diversi rispetto a quelli indicati dai
modelli globali e che quindi richiedono maggiore studio. Le loro
osservazioni ci danno anche informazioni utili in aree dove ci
sono pochi dati stazionali disponibili.
Un altro problema emergente evidenziato dalle comunità
locali, come anche citato nell'ultimo rapporto dell'IPCC, è che
le piogge non sono più prevedibili. In passato, era possibile
prevedere se la stagione sarebbe stata piovosa o siccitosa
oppure se avrebbe piovuto nell'arco di pochi giorni, invece ora
questo non è più possibile. Direzionalità dei venti e formazioni
nuvolose all'orizzonte potevano essere interpretate per capire
l'eventualità di piogge o tempeste, consentendo ad agricoltori
di prevedere un giorno di semina oppure ad un cacciatore
dell'Artico di potersi avventurare o meno lontano dal villaggio.
"La ricerca, fortemente interdisciplinare, ha coinvolto
molteplici competenze da diverse parti del mondo. È stato
difficile trovare modi per combinare dati così diversi, la
collaborazione con tanti ricercatori, ma soprattutto
ricercatrici di spicco nei loro rispettivi ambiti di ricerca lo
ha reso possibile", ha spiegato Valentina Savo, Ricercatrice
dell'Università Roma Tre e leading author dello studio.
Il team di Ricercatori
Valentina Savo, Ricercatrice dell'Università Roma Tre, è la
leading author dello studio, si occupa di interazioni uomo
ambiente, soprattutto in relazione ai cambiamenti climatici.
Karen Kohfeld è la Director della School of Environmental
Science alla Simon Fraser University (Canada). La sua ricerca
riguarda soprattutto il clima e il ciclo del carbonio e ha
ricevuto importanti finanziamenti e riconoscimenti.
Jana Sillmann è Professor of Climate extremes all'University of
Hamburg (Germany) e Research Director del Center for
International Climate Research (Norway). Il suo lavoro sui
cambiamenti climatici è stato incluso in diversi Report
dell'IPCC.
Cedar Morton è un System Ecologist presso ESSA, Environmental
Consulting (Canada).
Joseph Bailey è Head Data Manager at BBC Studios (UK).
Amund Haslerud è Advisor alla Norconsult (Norway).
Corinne Le Quéré è una Royal Society Research Professor of
Climate Change Science all'University of East Anglia (UK). È
autrice di diversi Report dell'IPCC, incluso quello che ha
ricevuto il Nobel per la pace.
Dana Lepofsky è una Distinguished Professor of Archaeology alla
Simon Fraser University (Canada). La sua ricerca sulle
interazioni uomo-ambiente, soprattutto in comunità indigene, le
è valsa diversi riconoscimenti.
Il lavoro evidenzia che le comunità di sussistenza stanno già
vivendo le conseguenze di diversi cambiamenti nelle
precipitazioni e sottolinea la necessità di sviluppare indici
climatici che descrivano meglio la stagionalità e
l'imprevedibilità delle precipitazioni, fattori che sono di
vitale importanza per migliaia di comunità in tutto il mondo.
(ANSA).
I cambiamenti climatici e le comunità di sussistenza
Studio su Nature Communications condotto da team di Roma Tre