"Vai a casa". E giù offese. Anche pesanti. Poi le minacce: "Verrà il giorno che prenderai schiaffi". Il sindaco di Genova Marco Doria lo sapeva che sarebbe finito così, il suo primo sopralluogo nel Quadrilatero del Fango, dopo l'esondazione del torrente Bisagno che nella notte tra il 9 e il 10 si è portato via cose, case e un uomo. E mentre il premier Renzi e il leader del M5s Grillo litigano a distanza, i genovesi approfittano di avere il primo cittadino con i piedi nel fango per chiedergli direttamente le dimissioni. "Pagliacci, ancora parlate, dimezzatevi gli stipendi" gli hanno urlato dietro. E pure "Prendi la pala e pulisci" e "avete anche il coraggio di chiederci la Tasi", urlano i commercianti. Ma c'è anche chi usa toni pacati: "Cercate chi vi può aiutare anche tra i cittadini, raccogliete le idee di chi può dare una mano". "Me lo aspettavo" ha detto più tardi Doria che afferma però di aver visto come la gente sia stata anche capace di reagire immediatamente. Infatti i genovesi hanno reagito: prima alla rabbia del fiume poi inveendo contro il sindaco, assunto a simbolo della politica che non si occupa della cosa pubblica. La prima cosa che ci tiene a dire Doria, nel giorno della rabbia e del dispetto, è che potrebbe anche pensare alle dimissioni se questo "aiutasse a risolvere i problemi", ma dice che non ci pensa, e poi che i cittadini alluvionati si vedranno esimere dalle tasse comunali, che martedì si affiderà la gara per lo scolmatore del Fereggiano, e chiede che il governo intervenga con finanziamenti ad hoc.
E Renzi pare ascoltarlo, annunciando che troverà i soldi tra i due miliardi non spesi per i ritardi della burocrazia. Ma non sembra bastare. La rabbia è lì, latente e terribile come il temporale annunciato per la notte. E lo dimostra lo 'scontro' tra polizia e angeli del fango con i secondi che invitano gli agenti a spalare: tensione. Poi tutto si placa. Non si ferma invece l'attività degli sciacalli, altri quattro arresti. E sono già 14, tutti dell'Est Europa.
Loro non temono il temporale che prolunga l'allerta 2, quella massima, fino alla mezzanotte di lunedì, che tiene chiusi scuole, mercati, parchi, impianti sportivi, cimiteri. A Genova, tra la rabbia e dolore, arrivano anche le parole del Papa: "assicuro la mia preghiera per la vittima e per quanti hanno subito gravi danni". E ci sono quelle del suo arcivescovo, il cardinale Angelo Bagnasco un richiamo a chi governa: "Nessuno deve vedere lo Stato distratto e lento rifugiarsi dietro il primato delle responsabilità dietro una inaccettabile e macchinosa burocrazia che per assicurare legalità e trasparenza fa affondare nel fango chi ha perso tutto. E' nelle sventure che si misura il grado di civiltà di un popolo, di una nazione, la capacità di governo e la maturità di coloro che devono vigilare e provvedere ai singoli affinché possano riprendersi e le calamità naturali non si ripetano. La gente deve avere aiuti tempestivi. Genova non si piegherà", ha detto ringraziando i volontari che spalano in strada.
Il governatore Claudio Burlando annuncia che se riceverà "il via libera dall'Avvocatura dello Stato e dal Governo in pochi giorni affido l'opera per la messa in sicurezza del Bisagno". E il premier Renzi annuncia di essere determinato come gli angeli del fango. "Userò la stessa determinazione per spazzare via il fango della mala burocrazia, dei ritardi, dei cavilli. Potete esserne sicuri. Basta scaricabarile: è il tempo del coraggio e nessuno può tirarsi indietro". E sollecita: nessuna passerella elettorale. Beppe Grillo, che annuncia la calata su Genova per martedì prossimo, sollecita Renzi a darsi da fare perché "l'Italia sta andando a bagno. Non abbiamo più mille giorni. Martedì a Genova a spalare, anche perché i nostri parlamentari sono abituati a spalare merda in Parlamento".
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