Genova si ripensa e dopo il crollo del Ponte Morandi diventa la città dello 'smart working'. La conformazione cittadina, le alluvioni e le allerta meteo avevano già attivato una sensibilità particolare nel territorio, al di là dell'input della normativa del 2017.
Il Comune, ha spiegato l'assessore Viscogliosi, aveva previsto il telelavoro per 500 dipendenti, pari al 10% dell'organico indicato dalla normativa sulla Pa, ma ha già raccolto ben mille adesioni e indubbiamente l'esperienza del Ponte Morandi ha impresso un'accelerazione. "Siamo i primi a livello nazionale ad essere partiti con lo smart working in caso di alluvione e allerta meteo e siamo oggetto di studio dell'Enea", ha tra l'altro raccontato Viscogliosi. "Regione Liguria ha avviato la sperimentazione da settembre a partire dai residenti nelle aree urbane penalizzati" dal crollo del viadotto sul Polcevera, ha detto l'assessore Sonia Viale. L'Asl cittadina, 4.500 dipendenti, sta avviando i primi progetti - è stato ricordato -, come pure Alisa (150 dipendenti) e l'ospedale Galliera. Tra gli altri aderenti alla rete, l'Iit ritiene di aver avuto un incremento del 30% nello smart working dal crollo del Ponte Morandi, con 77 su 441 dipendenti in telelavoro. Costa Crociere vede un programma di lavoro agile attivo per 800 dipendenti, con adesioni al 70% e nelle ultime giornate di allerta meteo rossa del 29 e 30 ottobre aveva circa 400 dipendenti in smart working. Siemens ha su Genova circa 300 dipendenti, per il 98% aderenti al telelavoro. Abb ha adesioni sopra il 50% tra i 400 dipendenti delle due sedi di Genova. In città Tim conta 610 dipendenti, 300 dei quali possono aderire al lavoro agile. Il Rina ha sottoscritto ad oggi 1.200 accordi individuali di smart working per 8.000 giornate. Camera di Commercio si attesta sul 10% dei propri 100 dipendenti.