"Se il Decreto dovesse essere approvato nella sua formulazione attuale, la disposizione relativa allo stabilimento di Taranto pregiudicherebbe, per chiunque, ArcelorMittal compresa, la capacità di gestire l'impianto nel mentre si attua il Piano ambientale richiesto dal Governo italiano e datato settembre 2017". Lo afferma in una nota ArcelorMittal che comunica anche che la sua controllata italiana (ArcelorMittal Italia 'AMI') "ha manifestato al Governo italiano le proprie preoccupazioni".
"La Fiom Cgil di Genova esprime profonda preoccupazione sul possibile disimpegno di ArcelorMittal Italia in conseguenza delle norme contenute nel Decreto Crescita. Secondo il Gruppo, se il testo venisse approvato nella sua forma attuale, ci si troverebbe davanti ad una modifica del contratto sul quale è stato costruito il passaggio da Ilva ad Arcelor". Lo afferma la Fiom Cgil di Genova. "L'accordo comprende diverse parti inerenti le questioni commerciali e sindacali; fare marcia indietro rispetto ad una di queste questioni rischia di mettere in discussione l'intero impianto sia sulla bonifica sia sugli investimenti produttivi. Per Genova questa condizione può mettere in discussione l'Accordo di Programma", siglato nel 2005, prevede che a fronte della chiusura degli impianti a caldo, nello stabilimento Ilva di Cornigliano vengano mantenuti i livelli occupazionali e di reddito. Attualmente oltre 300 lavoratori integrano il reddito con lavori di pubblica utilità finanziati dalla Società per Cornigliano. "Ricordiamo al Governo che, proprio in virtù dell'accordo nazionale siglato con il Gruppo, e di quello sottoscritto per il sito produttivo di Cornigliano, ArcelorMittal è impegnata a riassorbire i cassintegrati e a procedere con gli investimenti sugli impianti, anche quelli genovesi. Se il Governo dovesse mettere in discussione i risultati che si sono ottenuti con anni di lotte se ne dovrà assumere interamente la responsabilità"