Il ponte Morandi potrebbe essere crollato per il cedimento del cassone dopo le percolazioni di acqua che avrebbero corroso i cavi interni. Il cassone è il tunnel sottostante l'impalcato, il manto stradale.
E' il 25 gennaio 2019 e gli investigatori intercettano Marco Vezil (di Spea) e Carlo Casini (responsabile della sorveglianza dell'Utsa Genova dal 2009 al 2015). A fare l'ipotesi, si legge nelle carte dell'inchiesta, è Casini: "...O che il cassone ha mollato, perché metti che le campane, metti la sfiga che sulle campane ci percolava dell'acqua che entra in soletta, te l'hanno corroso, vum (ndr. rumore onomatopeico con cui Casini simula il crollo del ponte) ha mollato subito, mollando subito è venuto giù perché... certo che se effettivamente... lo strallo... perché che cosa può essere successo? Può essere successo che, ad un certo punto, il cassone comprimeva e ad un certo punto ha mollato!". Vezil, prova a ipotizzare una difesa e risponde: "però lì siamo deboli perché non andavano, nel cassone....". E Casini conferma: "non potevano andarci" gli ispettori di Spea.