(ANSA) - SPEZIA, 13 NOV - Al lavoro nei cantieri della
nautica nonostante la positività al Covid-19? È l'interrogativo
che ha spinto gli inquirenti hanno ad aprire un nuovo filone di
indagine nell'ambito della maxi inchiesta della Guardia di
Finanza sul caporalato culminata con l'arresto di otto persone.
Nel mirino una società con oltre 150 dipendenti, perlopiù
extracomunitari di provenienza bengalese, operante in subappalto
presso importanti cantieri spezzini che realizzano yacht di
lusso. Le intercettazioni ambientali e telefoniche nelle quali
gli operai venivano obbligati nel picco della pandemia a recarsi
ugualmente in cantiere nonostante fossero febbricitanti, hanno
portato gli investigatori a spostare la propria attenzione sulla
possibile violazione delle prescrizioni sanitarie. Fonti
investigative confermano l'avvio di verifiche finalizzate ad
accertare l'eventuale presenza nei cantieri nautici di
lavoratori che, pur positivi al virus, avrebbero violato la
quarantena disposta dall'autorità sanitaria e si sarebbero
recati ugualmente al lavoro, diventando fonte di diffusione del
virus e di contagio per gli altri lavoratori. Gli inquirenti
hanno cominciato a incrociare i dati relativi alle presenze nei
cantieri nautici dello Spezzino con quelli in possesso di Asl5 e
relativi alle persone sottoposte a sorveglianza sanitaria in
quanto positive al Covid-19. Una verifica che prenderà in esame
non solo i mesi relativi alla prima ondata epidemica, ma anche
quelli che hanno caratterizzato la ripresa delle attività dopo
il lockdown, e quelli più recenti, regolati da protocolli più
stringenti che regolavano l'accesso ai luoghi di lavoro. Una
verifica, quest'ultima, alla luce dei mini cluster epidemici
riscontrati in alcuni stabilimenti della cantieristica nautica
spezzina tra la fine di agosto e l'inizio di settembre. (ANSA).
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