"Non aderiamo a #ioapro perché non diremmo mai ai nostri associati di compiere qualcosa contro la legalità". Alessandro Cavo, presidente di Fipe Confcommercio Liguria e proprietario del ristorante Cavo, che ospita lo stellato 'The Cook' di Ivano Ricchebono a Genova, non intende aderire alla iniziativa lanciata da alcuni ristoratori italiani per molti motivi: "Perché un sindacato datoriale agisce nella piena legalità" ma anche perché "se la curva di contagio dovesse risalire sarebbe gioco facile puntare il dito su di noi".
Ma c'è una cosa che tiene a dire: "Assistiamo a una totale mancanza di rispetto da parte del Governo nei nostri confronti: a meno di 24 ore non sappiamo se domani potremo stare aperti o chiusi. Credo che abbiano una visione distorta del lavoro di un ristoratore, un po' alla Mary Poppins. Credo pensino che il nostro lavoro sia fare la spesa la mattina e stop". E non parliamo di ristori: "C'è un detto a Genova che rende bene il concetto, ovvero 'dare un finocchietto all'asino' cioè nemmeno un antipastino, il nulla. Contestiamo il metodo calcolato per i ristori, si deve calcolare il fatturato, per esempio del 2019 sul 2020. Questo è corretto".
La perdita del fatturato per la categoria è stata "in media del 40% - ha detto Cavo - e dico in media perché in alcune situazioni si è verificata una perdita verticale del 90%. E vi sembrano i ristori arrivati cifre congrue?". E non parliamo "dello sblocco dei licenziamenti a marzo. La perdita di lavoratori del comparto sarà massiva. Può un imprenditore firmare quelle lettere di licenziamento? Io vorrei - conclude - che le firmasse il Governo". (ANSA).
Covid: Fipe Liguria, #ioapro? Non istighiamo all'illegalità
Il presidente Cavo, licenziamenti a marzo li firmi governo