Cartelli colorati, una lezione in streaming "a cielo aperto" e diversi interventi che si sono susseguiti al microfono sulle scale di palazzo Ducale. Gli studenti genovesi questa mattina si sono mobilitati in piazza De Ferrari per una protesta abbastanza partecipata nonostante il vento gelido per dire "no alla scuola streaming-zita". A organizzare il presidio il coordinamento studentesco 16cento: "La didattica a distanza ha diviso completamente gli studenti - spiega Lucia Piccolo, studentessa del liceo Gobetti e portavoce del coordinamento - a livello italiano ci sono 34 mila studenti che abbandoneranno la scuola dopo questo periodo di dad. C'è un aumento di consumo di alcol tra i giovani, così come di casi di depressione. Noi siamo stati completamente abbandonati dalle istituzioni e oggi siamo qui proprio per chiedere che ci venga garantito il diritto all'istruzione". Per Viola Rebora, studentessa del Deledda "la scuola è stata relegata all'ultimo posto. Possiamo andare in giro, al ristorante oppure nei negozi, ma le scuole restano chiuse perché sono evidentemente l'ultima priorità delle istituzioni". Edoardo Olmo studia all'istituto agrario di Albenga: "Sono qui perché trovo inaccettabile che si possa continuare a studiare in questo modo - spiega - passiamo 5-6 ore al giorno davanti a uno schermo e poi ci sono i compiti ma la cosa peggiore è la sensazione di isolamento ed emarginazione con cui conviviamo da molti mesi". Gli studenti chiedono che siano le istituzioni e la politica a trovare delle soluzioni: "Non è compito nostro perché siamo studenti - spiega Piccolo - ma sappiamo che si può fare perché se ci sono i negozi aperti, se hanno tenuto aperte le fabbriche in pieno lockdown perché non può essere garantito il rientro in sicurezza a scuola? Anche un rientro al 25% con turnazioni e con la garanzia di un supporto psicologico agli studenti più fragili sarebbe già un passo avanti". (ANSA).
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