Sarebbero almeno cinque le persone che la mattina del 6 maggio 1996, quando venne uccisa Nada Cella, avrebbero visto Annalucia Cecere andare via col motorino posteggiato in via Marsala. E' quanto emerge da nuovi spezzoni di intercettazioni diffusi dalla squadra mobile e dalla procura di Genova per identificare la donna che tre mesi dopo l'omicidio della giovane segretaria telefonò a casa di Marco Soracco, il commercialista presso cui lavorava Nada.
Questa estate gli investigatori le hanno sequestrato un motorino Piaggio immatricolato negli anni '90 sottoposto ieri ad accertamenti tecnici. Per gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, sul veicolo potrebbero esserci dunque ancora possibili tracce di sangue e di Dna nel caso in cui l'ex insegnante avesse ucciso Cella. A fare riaprire il caso è stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino insieme all'avvocata Sabrina Franzone. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all'epoca in casa dell'indagata uguali a uno rinvenuto sotto il corpo della segretaria. Ma non solo. Tra le carte la criminologa ha scovato una vecchia intercettazione in cui la donna diceva a Soracco di "non riuscire a togliersi di mente quella scena". L'ex insegnante era stata indagata quasi subito ma nel giro di due settimane la sua posizione era stata archiviata. Per gli inquirenti Cecere avrebbe ucciso per gelosia nei confronti di Soracco, che avrebbe avuto un interessamento invece per la segretaria, e per prendere il suo posto di lavoro.
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