Liguria

Confindustria, ripresa continua a Genova ma con ostacoli

Per le aziende 2021 ancora in crescita, ma timori per il 2022

Redazione Ansa

   La crescita per le aziende genovesi c'è stata anche nella seconda metà del 2021, ma con meno rincorsa e la stima per i prossimi mesi è negativa, con gli imprenditori più pessimisti e il rischio di rinvio degli investimenti. Gli indicatori economici presentati oggi da Confindustria Genova parlano di "ripresa a ostacoli", e gli ostacoli sono la difficoltà a reperire le materie prime, i prezzi elevati, i ritardi, i noli altissimi, il costo dell'energia alle stelle e pure la variante Omicron. I dati dicono che nel secondo semestre 2021 la produzione industriale, che era stata la locomotiva della ripresa nella prima parte dell'anno, è cresciuta ancora, spinta più dalla domanda interna che dall'export, ma nel corso dei sei mesi ha subito un rallentamento. I servizi hanno registrato una ripartenza, smorzata però sul finire dell'anno. I numeri però sono positivi: industria e servizi rispetto al secondo semestre 2020 segnano +7,5% del fatturato Italia, +3,8% di quello estero, +3,8% gli ordini Italia e +6,1 ordini estero, +0,4% gli occupati in organico.
    La logistica segna +5,7% del fatturato Italia e +3% di quello estero, il terziario avanzato +1,3 e +1, il turismo +35,2% e +12,5%. Solo finanza e assicurazioni segnano -2% di fatturato. "La prospettiva è ancora positiva - sottolinea il presidente di Confindustria Umberto Risso - e se a questo dovessimo aggiungere la graduale messa a terra degli investimenti derivati dal Pnrr, potrebbe contribuire ad aiutare questa ripresa, che è ancora in atto ma con tanti ostacoli che avremo ancora sperando che si attenuino". Giacomo Franceschini, responsabile del centro studi di Confindustria Genova a proposito del primo semestre 2022 sottolinea: "Le imprese si aspettano un fatturato ancora in aumento, anche se può essere causato da un ritocco dei listini (finora le aziende hanno in gran parte assorbito senza riversarli, riducendo i margini, i maggiori costi legati alla logistica e al caro energia), e un decremento di ordini soprattutto export che accusa le interruzioni e le difficoltà sulla catena dei valori, cioè la difficoltà di approvvigionarsi di materie prime e semilavorati e anche le strozzature lungo le filiere internazionali".

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