(ANSA) - GENOVA, 06 LUG - "Mi sentivo a disagio per essere
uno dei sopravvissuti, mi sentivo in difetto con i parenti delle
vittime. Poi grazie agli psicologi ho capito che non era colpa
mia essere sopravvissuto e lentamente sto superando questa
storia".
"Ho visto l'asfalto del ponte rompersi e siamo sprofondati.
Momenti di buio poi ho aperto gli occhi e ho visto che il mio
compagno di lavoro Luigi Matti Altadonna era morto e nonostante
il dolore per le ferite mi sono messo ad urlare" con il camion
incastrato tra le macerie a 20 metri dal suolo. Ardini è rimasto
per 4 ore tra le lamiere del furgone. "Continuavo a dire ai
soccorritori che non ce la facevo più, avevo il bacino rotto,
poi ho un vuoto". A distanza di quattro anni ripensa al crollo e
dice. "Quello che è accaduto è una vergogna. I vertici di Aspi
sapevano come era conciato quel ponte maledetto e non era
intervenuta per guadagnare di più, è vergognoso".
Sergio Gazzo, è uno dei vigili del fuoco che si prese cura di
Ardini. "Gianluca dice di avere un vuoto, ma è stato veramente
collaborativo. Era un intervento a 20 metri di altezza in una
situazione che poteva avere rischi anche per noi soccorritori".
(ANSA).
Ponte Genova: Ardini, "Da sopravvisuto ero a disagio"
Mi sentivo in difetto con parenti vittime. Lo dice a Primocanale