Liguria

Più di 10mila in spiaggia contro il rigassificatore a Vado

Catena umana di sei km nel Savonese

Redazione Ansa

 Oltre 10mila persone, secondo gli organizzatori, si sono radunate sulle spiagge da Savona a Spotorno, senza insegne di partito, per creare una catena umana con lo scopo di dire no al rigassificatore che nel 2026 (ora è a Piombino) sarà a 4 km dalla costa di Vado e a 2,9 da quella di Savona, per 17 anni. I manifestanti hanno detto no all'infrastruttura con cartelli, striscioni e anche indossando magliette con su scritto "No". C'è stato anche chi ha intonato l'Inno di Mameli. Lo slogan della manifestazione è stato "Difendiamo il nostro mare". Nei cartelli le preoccupazioni emerse: dai timori per il turismo ("colonne di navi che trasportano gas liquido") a quelli ambientali ("tonnellate di ipoclorito di sodio danneggiano l'ecosistema del nostro mare, salviamo il Santuario dei Cetacei") a quelli legati alla sicurezza ("la nave Tundra non è adatta a stare in mare aperto, soprattutto nel Mar Ligure"). Alle preoccupazioni si aggiunge la critica degli amministratori locali che hanno sottolineato come il progetto sia stata calato dall'alto e non abbia coinvolto i territori. Il presidente della Regione Giovanni Toti, che è anche commissario per l'opera, ha sempre replicato alle critiche dicendo che gli incontri sono in corso, che ci sarà una 'Via', che il territorio avrà infrastrutture a compensazione. E dopo l'attacco all'infrastruttura fatto da Fabio Fazio ("Il Savonese torna indietro di decenni"), Toti ha spiegato che il rigassificatore a Vado "è una scelta razionale: il gas serve alle imprese e la maggior parte delle industrie si trova nel nord del paese. L'importante è che tutto venga fatto in sicurezza e su questo vigileranno il ministero dell'Ambiente e 53 enti esamineranno la pratica".
    Decine gli stabilimenti balneari coinvolti nella protesta, lungo un litorale di sei km: a protestare cittadini, ambientalisti, operatori turistici, albergatori. La protesta cominciata alle 15 è durata 21 minuti come le lettere dell'alfabeto italiano: si tratta di un richiamo a uno dei monumenti di Savona, quello ai Caduti, la cui campana ogni giorno alle 18 suona 21 rintocchi per ricordare le vittime di tutte le guerre.

 "La protesta è per preservare la bellezza del nostro territorio e del nostro mare. L'obiettivo - spiegano dal comitato provinciale "No al rigassificatore" - è sensibilizzare la cittadinanza al progetto della Golar Tundra nella rada antistante Vado e Savona ed ai suoi rischi potenziali e possibili ricadute su ecosistema, salute e turismo". Il progetto prevede che la nave rigassificatrice Golar Tundra sarà spostata dal porto di Piombino (dove si trova ora) al largo della costa savonese. La nave ha una capacità di stoccaggio pari a circa 170.000 metri cubi (fino a 5 miliardi di metri cubi all'anno) ed è lunga 292 metri e larga 43. Sarà un impianto a ciclo aperto, quindi sfrutterà l'acqua marina (addizionata di ipoclorito di sodio) per riscaldare il Gnl e portarlo allo stato gassoso. Serviranno 30 km di tubature a terra fino alla bassa Valbormida.

   Toti, chi protesta però vuole gas a casa 
"Prendiamo atto della manifestazione di protesta. Massimo rispetto per i cittadini; meno per chi, esclusivamente per sterile polemica politica finalizzata a raggranellare qualche voto, paventa rischi inesistenti, alimentando le paure dei residenti". Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, commissario di governo per il posizionamento della nave rigassificatrice Golar Tundra al largo di Vado Ligure secondo il Piano energetico nazionale, interviene a proposito della manifestazione a cui hanno partecipato esponenti dell'opposizione in Consiglio regionale. "Il tema della nave rigassificatrice riguarda Vado Ligure e l'Italia insieme: se vogliamo fare la doccia calda, scaldare case e ospedali, cucinare e produrre, se vogliamo vivere il gas è fondamentale. Sotto ogni casa, in ogni strada corre un tubo del gas. L'intera costa adriatica sarà interessata da nuove condotte per il gas. Chi protesta, si incatena e rilancia fantasiose previsioni apocalittiche, non vuole il rigassificatore nel territorio in cui vivi, ma vuole, eccome, il gas a casa propria. Direi che così non va". "La questione rigassificatore non riguarda solo Vado Ligure, Quiliano, Carcare, Cairo Montenotte e Altare - sottolinea Toti - ma l'Italia. Esattamente come il gasdotto Tap che sbarca in Puglia non riguarda solo i cittadini di quella zona: se oggi abbiamo potuto vivere nonostante il taglio del gas russo lo dobbiamo proprio a quel gasdotto, che molti non volevano. Il tema energetico riguarda il Paese: pochi mesi fa le famiglie non riuscivano a pagare le bollette e le imprese chiudevano licenziando i dipendenti. Oggi, solo perché al momento la pressione si è allentata, riteniamo inutile avere gasdotti e rigassificatori nuovi? Ma la crisi energetica non è affatto finita e per questo è fondamentale prepararci per tempo", conclude Toti
   

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