Liguria

Fine vita, vescovo Suetta "né diritto né cosa buona"

Prelato: 'Fortunatamente in Veneto non è andato in porto'

Redazione Ansa

(ANSA) - SANREMO, 19 GEN - "Questa mentalità continua a essere proposta come se fosse una cosa buona, come se fosse un diritto e non è né l'una né l'altra cosa. Non è una cosa buona la morte, non è un diritto disporre della propria vita, perché né noi stessi né gli altri possiamo essere padroni della nostra vita. Ma soprattutto è un modo, anche abbastanza subdolo, di tentare di allargare sempre di più una strada". Lo ha detto in un video pubblicato sul sito della Diocesi il vescovo di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, che interviene sull'iter di approvazione delle norme sul suicidio medicalmente assistito che si è verificato nei giorni scorsi nella regione Veneto.
    "Fortunatamente, dico subito, non andato in porto - aggiunge il prelato -. Il caso che si è verificato recentemente in Veneto è uno dei tanti segnali che deve indurci a una riflessione più attenta a queste tematiche. Vero è che il Veneto non avrebbe fatto qualcosa di avulso, purtroppo, da premesse negative che già esistono nella nostra legislazione italiana: penso alle dichiarazioni anticipate di trattamento, le famose Dat, e penso alla sentenza della Corte Costituzionale che in qualche modo introduce una possibilità di suicidio medicalmente assistito".
    Secondo Suetta, dunque "nessuno legittimamente può disporre della propria vita o della vita altrui. E la società giusta non è quella che consente a ciascuno di fare quello che vuole, ma è la società che riconosce il bene comune, lo propone e lo tutela per tutti". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it