(ANSA) - GENOVA, 14 MAR - Il ministero delle Infrastrutture
al tempo stesso parte civile ma anche responsabile civile nel
processo bis nato dopo il crollo del Morandi.
Da un lato, dunque, potrà ottenere il risarcimento ma
dall'altro dovrà anche pagarlo, nel caso di condanna
dell'imputato dipendente pubblico.
All'udienza precedente il giudice aveva ammesso come parti
civili solo il Comune di Genova e quelli della Valle Stura e
Cogoleto, oltre al Mit.
L'inchiesta, che vede 47 imputati, era partita dopo il crollo
e riguardava i falsi report sullo stato dei viadotti, le
barriere antirumore pericolose, il crollo della galleria Bertè
in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato rispetto delle norme
europee per la sicurezza nei tunnel. Per 12 di loro la procura
ha proposto il patteggiamento. Le accuse, a vario titolo, sono
falso, frode, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo
colposo. Tra gli indagati l'ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci,
gli ex numeri due e tre di Autostrade per l'Italia Paolo Berti e
Michele Donferri Mitelli e Stefano Marigliani, ex direttore di
tronco della stessa azienda, tutti imputati al processo sul
crollo del viadotto Morandi. Archiviato il reato di omissione di
atti d'ufficio.
Secondo gli investigatori della Guardia di finanza,
coordinati dai pm Stefano Puppo e Walter Cotugno, i tecnici di
Spea ammorbidivano i rapporti sullo stato dei ponti per evitare
i lavori. Era stato scoperto, inoltre, che le barriere
fonoassorbenti montate su alcuni tratti autostradali erano
difettose e si erano staccate causando problemi agli
automobilisti. Uno degli indagati aveva anche detto al telefono
che erano "attaccate con il Vinavil". (ANSA).
Inchiesta autostrade, Mit parte civile ma anche responsabile
Doppia veste ministero decisa da gip in udienza preliminare