Liguria

Toti: Pd, attivazione Commissione antimafia è segnale importante

'Anzalone e Cianci dovrebbero dimettersi da rispettive cariche'

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 16 MAG - L'attivazione della Commissione antimafia nazionale sull'inchiesta ligure e sul coinvolgimento - ipotizzato dagli inquirenti - della criminalità organizzata in voti di scambio nelle ultime competizioni elettorali regionali e comunali "è un segnale importante". Lo scrive in una nota Luca Garibaldi capogruppo Pd in Regione Liguria commentando l'inchiesta che vede agli arresti domiciliari il governatore Giovanni Toti, accusato di corruzione e falso.
    "Una preoccupazione che rende ancora più inaccettabile il comportamento di tutto il centrodestra ligure senza eccezioni, che continua a non dire una parola di presa di distanze e di riflessione non solo sulle modalità di gestione del potere da parte di Toti - arrogante, proprietario, privatistico - e sui rapporti malati con alcuni imprenditori, ma neppure sull'ombra dei voti delle mafie nelle elezioni regionali e comunali di Genova. Su questo non c'è stata una parola, neppure di forma né di preoccupazione da parte dei consiglieri e degli assessori del centrodestra - scrive Garibaldi -, neppure nella seduta del consiglio regionale di martedì dove peraltro due consiglieri eletti nella lista del Presidente Toti, Anzalone e Cianci, hanno comunicato di essere stati raggiunti da un avviso di garanzia collegato alla corruzione elettorale, aggravata da potenziali coinvolgimenti mafiosi, segnatamente di Cosa Nostra (con i clan Cammarata del mandamento di Riesi) a Genova e della 'ndrangheta (con la cosca Raso Gullace Albanese) con ramificazione a Genova e nel Tigullio. A questo - prosegue Garibaldi - non è seguito nessun atto concreto da parte del centrodestra. Per opportunità politica, Anzalone dovrebbe autosospendersi dalla Commissione antimafia regionale di cui è componente, e Cianci dimettersi da presidente della Commissione regionale Ambiente e Territorio. E dovrebbero farlo al più presto. C'è la credibilità di una istituzione da preservare dall'ombra delle infiltrazioni mafiose. Tanto più in una regione in cui le mafie sono sempre più presenti e in cui sono tantissimi gli interessi criminali in diversi settori - dal porto alle opere pubbliche, dalla sanità ai rifiuti. Toti, appena rieletto, nel 2020 sostenne la necessità di sospendere il codice degli appalti e i certificati antimafia. Frasi gravissime che condannammo già allora, ma che rilette oggi appaiono ancora più gravi, un voltarsi dall'altra parte rispetto ai principi di legalità e di lotta alla criminalità organizzata che dovrebbero invece guidare l'amministrazione di un ente pubblico". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it