(ANSA) - GENOVA, 04 GIU - "È provato in modo incontestabile
che alcuni tifosi hanno tenuto atteggiamenti di contestazione
contro le scelte societarie dell'allora presidente Preziosi e
che, soprattutto nei mesi posti tra il 2016 ed il 2017, la
frattura tra tifoseria e società si è acuita e anche che molti
tifosi hanno avvicinato in modo incivile, se non violento o
minatorio, giocatori non graditi" ma "non vi è prova del fatto
che gli imputati abbiano tentato di ottenere benefici ulteriori,
privati o individuali né che si siano associati per commettere
una serie indeterminata di delitti". Lo scrive il giudice
Riccardo Crucioli nelle motivazioni della sentenza con cui il
tribunale di Genova ha assolto i 14 ultrà rossoblù accusati a
vario di titolo di associazione per delinquere finalizzata a
condizionare la società e in alcuni casi finalizzata
all'estorsione.
Secondo l'accusa (che aveva chiesto complessivamente 33 anni
di carcere per 14 imputati) il gruppo avrebbe imposto la 'pace
del tifo' in cambio di denaro. Il tribunale sottolinea tuttavia
come l'associazione fosse "composta da sei membri che vengono
usati, non sapendolo, come soldati ignari di combattere una
guerra, da altri due che hanno finalità economicamente
illecite". In altre parole "si ipotizza che il fine ultimo
dell'associazione fosse noto solo a Marashi e Leopizzi, i quali
utilizzavano gli altri sei per raggiungerlo" dice il giudice
quando la legge impone che per l'associazione debbano esserci
almeno tre membri consapevoli dei fini dell'associazione stessa.
Secondo gli inquirenti il gruppo di tifosi avrebbe costretto
con minacce la società , nella persona dell'amministratore
delegato Alessandro Zarbano, a versare i soldi attraverso
fatturazioni per operazioni inesistenti in favore della Sicurart
di cui Leopizzi era socio occulto. Ma per il tribunale non è
provato neppure questo reato perché "un'estorsione senza
soggetti estorti non è prevista dal codice penale". Infine "Il
dibattimento non ha, poi, consentito di affermare che Sicurart
(e perciò Leopizzi e Marashi) abbia ottenuto indebiti vantaggi
economici dal rapporto con il Genoa e la 4anyjob" . Nella
sentenza il giudice si sofferma a lungo sul principale imputato
del processo, Massimo Leopizzi (per il quale la procura aveva
chiesto 8 anni di reclusione), ricordando i suoi "contatti con
la malavita organizzata, con quel Mario Rossi che è ben noto
alle cronache giudiziarie genovesi" ma precisa che anche per lui
manca la prova dei fatti contestati. "Se la caratura criminale
di Leopizzi è fuori discussione ed è emersa anche nel corso del
processo, ben altro discorso deve essere affrontato per gli
ulteriori imputati" visto che "la passione per il calcio,
l'organizzazione di contestazioni, la partecipazione ad
assemblee dei tifosi e anche alle manifestazioni non sono
elementi che di per sé provano la commissione dei delitti".
(ANSA).
Processo ultra' Genova, giudice 'non provati vantaggi personali'
Presunte estorsioni al Genoa, le motivazioni dell'assoluzione