Liguria

Genova ricorda la deportazione nazifascista di 1.500 operai

Nel '44 ci fu la più vasta rappresaglia del Nord e Centro Italia

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 16 GIU - Cerimonia di commemorazione stamani a Genova dell'80° anniversario della deportazione nazifascista di millecinquecento operai dalle fabbriche genovesi. Quella del 16 giugno 1944 fu una delle rappresaglie più gravi e più vaste dell'intero periodo di occupazione tra quelle attuate nel Nord e Centro Italia.
    Alla messa officiata nella basilica di N.S. Assunta in piazza Baracca, sono seguite la deposizione di corone nell'atrio di Palazzo Fieschi e l'orazione commemorativa tenuta da Marco Granara, responsabile Cisl dell'Area Metropolitana.
    Insieme a Granara hanno partecipato tra gli altri l'assessore comunale al Lavoro e allo Sviluppo Economico Mario Mascia e il presidente dell'Istituto ligure per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea (Ilsrec) Mino Ronzitti.
    "Sono passati ben 80 anni da quella deportazione di millecinquecento operai dalle fabbriche genovesi a opera dei nazifascisti eppure lo sguardo dei genovesi è come se fosse rimasto fisso a quel male così inspiegabile, inflitto alla comunità cittadina tutta, ai suoi lavoratori, alle loro famiglie, da uomini accecati dall'istinto di sopraffazione - ha detto Mascia - È una pagina della nostra Storia che ci ricorda quanto male può essere perpetrato quando si pretende di soffocare quel senso di umanità che invece dovrebbe fare capolino da ogni nostro pensiero ed azione nel segno del rispetto della dignità di ogni persona. Oggi, ricordando quanto avvenuto allora, è quindi più che mai indispensabile far sì che ricordi così dolorosi non sbiadiscano mai. Occorre che restino vividi affinché non smettano mai di diffondere, anche nelle nuove generazioni, quegli insegnamenti di saggezza e umanità utili a percorrere con passo sempre più deciso le strade che portano alla pace e a quei percorsi popolari e democratici che, come ricordato dalla nostra stessa Costituzione, ripudiano la guerra così come ogni forma di violenza anche solo morale, come strumenti di offesa alla dignità e alla libertà altrui e come mezzo di risoluzione di qualsivoglia disputa o controversia".
    (ANSA).
   

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