Liguria

Banca Italia, economia in Liguria cresce ma al rallentatore

Sul 2024 previsioni difficili: troppe incertezze

Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 21 GIU - "Nel 2023 c'è stata una crescita complessivamente debole dell'economia ligure. Siamo attorno ad un dato stimato dello 0,8%, quindi sicuramente in rallentamento rispetto all'anno precedente, ma in linea con la tendenza del dato nazionale". Raffaella Di Donato, direttore della sede di Genova della Banca d'Italia riassume così l'andamento dell'economia regionale presentando il tradizionale rapporto annuale. E le attese degli operatori per i prossimi mesi sono molto prudenti, considerata l'incertezza legata soprattutto all'evoluzione della domanda e alle tensioni geopolitiche: "Troppo presto per affermare se ci possa essere un'effettiva inversione di tendenza" sottolinea Di Donato.
    Per quanto riguarda i vari settori, per l'industria la produzione è rimasta stazionaria, mentre il fatturato ha registrato un lieve calo, stabile l'export e investimenti invece in aumento, con le imprese che si sono attrezzate per l'acquisto di beni strumentali. Tengono le costruzioni, ancora in crescita, grazie alla prosecuzione del bonus fiscale, anche se meno intensa rispetto al 2022: le ore lavorative dichiarate alle Casse edili sono cresciute del 7,7%. Ha decelerato il terziario, con il turismo ancora in crescita (+4% le presenze, grazie all'incremento dei flussi stranieri mentre sono diminuiti gli italiani). Le crociere, in forte crescita (+55%) sono tornate sopra i livelli precedenti la pandemia. Calano invece i traffici marittimi (-4%) e in particolare il traffico container (-4,5%). Per quanto riguarda la redditività, oltre i quattro quinti delle imprese liguri dell'industria e dei servizi, secondo l'indagine della Banca d'Italia su un campione di 102 aziende, hanno conseguito un risultato economico positivo, come nell'anno precedente.
    L'occupazione è salita del 2,7%, con un riflesso positivo sul reddito delle famiglie ma l'inflazione ancora alta, seppure in calo, ha determinato una flessione dello 0,8% del potere d'acquisto e i consumi sono aumentati in misura contenuta (1,3%).
    Ancora, le compravendite delle abitazioni sono calate del 9,7%. I depositi delle famiglie sono diminuiti del 5,7%, ma in gran parte in seguito alla scelta di spostare il risparmio verso i più redditizi titoli di stato e obbligazioni (complessivamente +21,8%). (ANSA).
   

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