Liguria

Rivelava indagini ad amici, carabinieri arrestano maresciallo

Coinvolti avvocato e operaio edile sottoposti a obbligo dimora

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Redazione Ansa

(ANSA) - GENOVA, 27 SET - I carabinieri del nucleo investigativo di Genova hanno arrestato un carabiniere accusato di rivelazione ed utilizzazione di atti coperti dal segreto d'ufficio e accesso abusivo a sistema informatico delle banche dati in concorso, concussione, corruzione per atti contrari al dovere d'ufficio, falso ideologico in atto pubblico e calunnia, frode in processo penale e depistaggio. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Genova.
    Oltre al militare coinvolti un avvocato e un operaio edile, che sono stati sottoposti a obbligo di dimora. A questi ultimi vengono contestati i reati di utilizzazione di atti coperti dal segreto d'ufficio ed accesso abusivo a sistema informatico delle banche dati, corruzione ed accesso abusivo a sistema informatico delle banche dati in concorso.
    Le indagini sono iniziate a seguito dei controlli che i carabinieri eseguono costantemente sui propri militari in relazione all'utilizzo delle banche dati. Nel corso dell'attività è emerso che un maresciallo maggiore aveva effettuato accessi nella banca dati delle forze di polizia controllando alcuni nominativi senza un apparente giustificato motivo.
    È emerso che il militare aveva interrogato la banca dati fornendo informazioni ad alcuni conoscenti tra cui un avvocato che, per trarne un indebito profitto patrimoniale, si poneva abitualmente quale istigatore delle condotte illecite del militare per acquisire notizie utili relative a pratiche legali relative principalmente ad incidenti stradali. Inoltre il militare dava notizie di vario genere ad un altro suo conoscente, operaio edile, ricevendo in cambio lavori di muratura a titolo gratuito nell'abitazione di una sua conoscente. In un altro episodio il sottufficiale favoriva un amico carrozziere nel recupero di una somma di denaro relativa ad un credito vantato nei confronti di un pensionato per alcune lavorazioni sull'auto di quest'ultimo. Tale attività di intermediazione sfociava nel reato di concussione poiché induceva l'anziano ad estinguere il debito prospettandogli una denuncia per 'insolvenza fraudolenta' pur non ricorrendone i presupposti. (ANSA).
   

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