Per Lucia Uva è una doccia fredda che l'annichilisce. Ora lei e i suoi famigliari attendono la decisione del giudice, ma la richiesta del procuratore facente funzione di Varese, Felice Isnardi, è di quelle che pesano e sono destinate a creare polemiche: devono essere prosciolti dall'accusa di omicidio preterintenzionale e di arresto illegale sei poliziotti e un carabiniere per la morte di suo fratello, Giuseppe, 43 anni.
Uva morì in ospedale il 14 giugno del 2008, sette ore dopo essere stato portato nella caserma dei carabinieri di Varese perché fermato mentre, ubriaco, con un amico, spostava delle transenne per regolare il traffico. La richiesta di Isnardi è ancor più pesante per i famigliari di Uva perché va nella stessa direzione delle conclusioni del pm Agostino Abate: il primo ad affrontare il caso e che aveva già chiesto l'archiviazione per i componenti delle forze dell'ordine, non ravvisando reati.
Una linea avversata dai famigliari, assisiti dell'avvocato Fabio Anselmo, legale anche delle famiglie di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi ma anche di Riccardo Magherini per la cui morte sono stati iscritti di recente nel Registro degli indagati della Procura di Firenze quattro carabinieri, sempre per omicidio preterintenzionale. Abate, in seguito sostituito nell'inchiesta, chiede l'archiviazione e il gip respinge, con argomenti durissimi verso il pm accusato di una visione monocromatica della vicenda del tutto a favore di carabinieri e poliziotti.
Poi, l'imputazione coatta per loro e nuove indagini anche sulla scorta di una testimone che aveva raccontato a 'Chi l'ha visto' di aver assistito all'arrivo di Uva in ospedale con una carabiniere che gli avrebbe detto: "Ti diamo una manica di botte". Una versione che non ha trovato riscontro nei verbali di altre 31 persone che, in varie fasi, si erano occupate in ospedale dell'artigiano. Nessun riscontro nemmeno al racconto di una donna che aveva individuato come movente del presunto pestaggio una relazione tra Uva e la moglie di un carabiniere: nessuna traccia negli alberghi indicati dalla testimone, che soffre di problemi mentali, della presenza di Uva e della donna.
Per Isnardi, quindi, non ci sono collegamenti tra il comportamento di carabinieri e poliziotti e la morte dell'artigiano: nemmeno per un ipotetico "abuso di potere su arrestati" per il quale l'accusa ha chiesto il rinvio a giudizio. Se quindi, durante il fermo sono stati usati metodi di contenimento poco ortodossi, in quella caserma, questi non sono all'origine della morte di Uva originata da "insufficienza respiratoria con conseguente edema polmonare", secondo una consulenza.
Amaro il commento della sorella di Cucchi, Ilaria: "Quello che succede a Varese non smette mai di stupirmi. Parliamo di qualcosa che fatico a comprendere. Se non si parlasse della morte di Giuseppe sembrerebbe essere diventata una barzelletta". Comunque decida il giudice, un processo per la morte di Giuseppe Uva ci sarà: quello a un altro carabiniere che ha chiesto il giudizio immediato, quindi di andare subito a dibattimento, per dimostrare che "un pestaggio non c'e' mai stato". (ANSA).
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