Dall'analisi non ancora completata dei due telefoni sequestrati a Gianluca Savoini e dall'esame dei tabulati non risulterebbero, al momento, contatti diretti, né via chat, mail o telefonici, fra il presidente dell'associazione LombardiaRussia e il segretario della Lega Matteo Salvini. Mentre sarebbero venuti a galla una serie di messaggi preparatori all'incontro dell'hotel Metropol di Mosca, almeno dall'estate dello scorso anno, fra Savoini, gli altri due italiani coinvolti e persone legate ai tre russi presenti al tavolo. Gli investigatori della Gdf, nell'inchiesta su presunti fondi russi che sarebbero dovuti arrivare alla Lega con una compravendita di petrolio, non hanno potuto, comunque, accedere ancora ad una delle chat di Savoini (servirà un incidente probatorio). Allo stato nei due telefoni, uno dei quali comprato a gennaio da Savoini, non sarebbero stati trovati contatti diretti con l'ex ministro. Le Fiamme Gialle, invece, avrebbero recuperato dai cellulari elementi (chat ed email) da cui si evince che l'ex portavoce di Salvini avrebbe pianificato, almeno dal giugno 2018, il summit nell'albergo moscovita.
Parlando non solo con l'avvocato Gianluca Meranda e l'ex bancario Francesco Vannucci (coindagati per corruzione internazionale) ma anche con persone legate ai tre russi seduti al tavolo il 18 ottobre. Intanto, stamani si è giocato davanti al Tribunale del Riesame il primo round tra accusa e difesa. Il difensore di Savoini, Lara Pellegrini, ha sostenuto l'inutilizzabilità dell'audio del Metropol, senza entrare nel merito del contenuto del meeting. A suo avviso, non sapendo quale sia la provenienza e chi sia stato l'autore, non può essere posto a sostegno del decreto di perquisizione e del sequestro di luglio dei cellulari e di documenti. Decreto che, secondo la difesa, va annullato. I pm hanno invece insistito con la legittimità di quell'atto istruttorio in quanto ritengono la registrazione una "notizia di reato".