Lombardia

A Rabat la Sinfonica di Milano travolta dalla festa

Suonato l'inno marocchino al concerto, canta anche il pubblico

A Rabat la Sinfonica di Milano travolta dalla festa

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 11 DIC - E' stata 'investita' dai festeggiamenti dopo la vittoria del Marocco sul Portogallo ai mondiali di calcio l'orchestra Sinfonica di Milano che ieri si è esibita nella capitale Rabat e ha dovuto iniziare il concerto con mezz'ora di ritardo per permettere al pubblico di arrivare in mezzo al traffico impazzito al théâtre Mohammed V.
    "Siamo arrivati dall'albergo alle prove a partita in corso e la città era vuota - racconta all'ANSA Ruben Jais, direttore generale e direttore artistico dell'orchestra -. Finite siamo usciti dal teatro ed era il delirio, sembrava da noi quando vince l'Italia. E per loro ha un duplice significato perché sono la prima nazione africana ad arrivare alle semifinali e perché rappresentano anche il mondo musulmano".
    "Le strade si sono riempite di folla" e il concerto è iniziato con mezz'ora di ritardo e decisamente meno spettatori di quelli che avevano comperato il biglietto. "Un po' hanno preferito festeggiare, un po' non sono riusciti ad arrivare" aggiunge.
    La vera sorpresa è stata però durante il concerto diretto Jaume Santonja, che rientra nella Settimana della Musica Italiana in Marocco e fa parte del Progetto "La Musica e i Giovani" ideato dall'Istituto Italiano di Cultura Rabate dal Cidim Comitato Nazionale Musica e prodotto in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia a Rabat e la Fondation ténor pour la culture a Casablanca. Il programma includeva infatti il concerto per violino e orchestra di Giovanni Battista Viotti e il primo violino Luca Santaniello nella cadenza ha inserito l'inno marocchino, che lui stesso ha iniziato a cantare. E' bastato un attimo perché tutto il pubblico lo seguisse. "Non lo sapevamo.
    E' stata una sorpresa per tutti e il pubblico è esploso" aggiunge Jais che ha ricevuto l'invito dall'ambasciata e dall'istituto di cultura a tornare e dal teatro quello a non andarsene e suonare, scaramanticamente, di nuovo alla prossima partita. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it