Lombardia

I pm di Milano ricorrono sui figli delle coppie di donne

"Le persone dello stesso sesso non possono essere genitori"

(Foto archivio ANSA)

Redazione Ansa

Con una sentenza del 2019 la Corte costituzionale "ha riaffermato il principio secondo cui 'allo stato' nel nostro ordinamento è 'escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sesso'". Si basa su questa giurisprudenza e su altri verdetti della Cassazione il reclamo della Procura di Milano alla Corte d'Appello contro i decreti del Tribunale civile che, sei giorni fa, hanno di fatto ritenuto valide le trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita effettuata all'estero.

L'ottava sezione civile il 23 giugno aveva stabilito, per quanto riguardava una coppia di uomini, che la maternità surrogata è vietata nell'ordinamento e che per questo motivo la trascrizione in Italia dell'atto di nascita estero, che riporta anche il nome del genitore "intenzionale" oltre quello "biologico", va annullata. Mentre aveva deciso che i riconoscimenti all'anagrafe dei figli delle coppie di donne, nati con procreazione assistita, restano validi, non possono essere cancellati dai giudici, ma semmai tramite una procedura riservata a pochi soggetti legittimati, tra cui non rientra la Procura. Ora il pm Rossana Guareschi, con la supervisione dell' aggiunto Letizia Mannella e del procuratore Marcello Viola che ha firmato l'atto, ha formulato il ricorso in appello sui casi delle tre coppie arcobaleno, insistendo affinché i giudici "rettifichino" quegli atti di riconoscimento dei minori, nelle parti in cui, oltre alla madre biologica, si indica anche quella "intenzionale".

Nei tre decreti i giudici di primo grado avevano chiarito che l'anagrafe del Comune di Milano poteva "rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato". Per il Tribunale si può ricorrere solo ad una procedura speciale per annullarli, ossia "al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per la rimozione dello status di figlio". La Procura, però, in un atto di tre pagine si richiama ai "principi univoci dettati, a partire dal 2019 dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità". La Cassazione, ad esempio, con un verdetto del 2020 "ha ribadito" che non si può inserire nell'atto di nascita "di un minore nato in Italia" il "nome della madre intenzionale accanto a quello della madre biologica, sebbene la prima avesse in precedenza prestato il proprio consenso alla pratica della procreazione medicalmente assistita eseguita all'estero, poiché nell'ordinamento italiano vige, per le persone dello stesso sesso, il divieto di ricorso a tale tecnica riproduttiva".

E la Consulta "ha escluso l'esistenza di un diritto alla genitorialità delle coppie dello stesso sesso". E ancora la Suprema Corte nel 2022: "l'atto dello stato civile, che indichi anche la madre intenzionale, è difforme dalla situazione quale è secondo la previsione delle norme vigenti". Tra l'altro, i pm citano pure una recente sentenza della Corte d'Appello milanese nella quale si dà conto, comunque, che "la vigente normativa" sui figli delle coppie omogenitoriali "presenta vuoti di tutela che richiederebbero nell'interesse dei minori interventi tempestivi". Ci sarà, quindi, un secondo grado coi legali delle coppie pronti a dare battaglia, dopo l'esultanza per i verdetti del Tribunale. "La genitorialità di un minore, in base ai principi del nostro ordinamento, non si può cancellare con un colpo di spugna", aveva detto l'avvocato Michele Giarratano. Mentre è probabile che i due uomini, che si sono visti annullare la trascrizione dell'atto di nascita del figlio, non faranno ricorso, ma sceglieranno la strada della "adozione in casi speciali".

   

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