Lombardia

I pm di Milano chiedono il fallimento di Ki Group-Bioera

'No al concordato' per la società di cui ha avuto quote Santanchè. Le opposizioni: 'Ora si dimetta'

Redazione Ansa

Per la Procura di Milano il piano di concordato semplificato proposto da Ki Group srl, società in cui il ministro del Turismo Daniela Santanchè in passato è stata nel board e ha avuto alcune quote, non è fattibile.

Per questo i pm milanesi Maria Gravina e Luigi Luzi hanno depositato stamane al Tribunale fallimentare la richiesta di inammissibilità dello stesso concordato semplificato e al contempo presenteranno con "separato atto" l'istanza di liquidazione giudiziale di tutto il gruppo che comprende Ki Group srl, Ki Group Holding spa e Bioera spa. 

Da parte di Ki Group, che ha chiesto al giudice del Tribunale fallimentare di Milano Francesco Pipicelli di accedere al concordato semplificato, c'è stata una "mancata comunicazione di informazioni fondamentali per la procedura" allo stesso Tribunale "e che, ad avviso di questa Procura, costituiscono delle gravi omissioni in danno dei creditori" secondo la Procura che lo ha scritto nel documento con cui oggi ha chiesto che la società non venga ammessa al concordato semplificato e al contempo ha annunciato che con "separato atto" chiederà la liquidazione giudiziale di tutto il gruppo, che comprende Ki Group srl, Ki Group Holding spa e Bioera spa, in cui la ministra Daniela Santachè aveva quote in passato e si occupava della gestione. Se il gruppo, come chiedono i pm, dovesse finire il liquidazione giudiziale, ossia il 'vecchio' fallimento, amministratori ed ex amministratori rischierebbero le accuse di bancarotta e false comunicazioni sociali sul fronte penale. 

Il documento della procura spinge le opposizioni a chiedere nuovamente le dimissioni della ministra Santanchè

M5s: "Meloni chieda a Santanché un passo indietro"

"Gravi omissioni a danno dei creditori". Con questo virgolettato la Procura di Milano chiederà la liquidazione giudiziale di tutto il gruppo Ki Group-Bioera. Il M5s da mesi è convinto che la mesta soap opera "Santanchè" sia un danno immane per la credibilità delle nostre istituzioni. La premier Meloni dovrebbe fare un favore agli italiani ma soprattutto a sé stessa: chiederle un passo indietro seduta stante. Avere un governo ostaggio di questo raggelante telefilm a puntate danneggia il paese, e le menzogne raccontate all'aula del Senato dalla ministra del Turismo rimarranno una macchia indelebile sulla legislatura. Non c'è davvero più alcun motivo plausibile perché la Santanchè resti a ricoprire quel ruolo". Così in una nota i senatori M5s in commissione Industria, Turismo e Agricoltura Sabrina Licheri, Luigi Nave e Gisella Naturale.

Ricciardi (Pd): "Crolla il castello di menzogne, dimissioni"

"Crolla definitivamente il castello di menzogne costruito dalla ministra Santanchè. Le sue dimissioni sono inevitabili. Mostri un minimo di rispetto per le Istituzioni e per il Paese". Lo scrive su X il vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera, Toni Ricciardi, riportando la notizia della richiesta della Procura di Milano di fallimento per la società Ki Group.

De Cristofaro (Avs): "Il castello di bugie viene giù"

"Giorno dopo giorno il castello di bugie dette dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè viene giù. Solo poco tempo fa in Senato ripeteva che avrebbe risanato i conti delle sue società e che nulla di ciò che le addebitavano era vero. Peccato che i Pm del Tribunale di Milano hanno rigettato la richiesta di concordato della Ki Group e chiesto il fallimento del gruppo, dopo che la stessa sorte era toccata all'altra società, LA Visibilia. L'ennesima prova che la Santanchè ha mentito al Parlamento e al Paese. Le vicende imprenditoriali della Ministra non ci interessano, ma è grave che abbia giurato il falso. Roba da commedia all'italiana. La Santanché non può fare la ministra della Repubblica. Se ne facciano una ragione, lei e Meloni che ancora la vuole lì". Lo afferma il capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama.

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