Lombardia

No della Cassazione, inammissibile l'istanza sui reperti del caso di Yara Gambirasio

Lo ha deciso la Cassazione. La difesa, "il potere vince sempre" 

Yara Gambirasio

Redazione Ansa

 Alla fine si torna a Bergamo, dove Massimo Bossetti, muratore di Mapello, fu condannato per la prima volta all'ergastolo per l'omicidio della tredicenne ginnasta Yara Gambirasio, scomparsa dalla palestra di Brembate di Sopra il 26 novembre del 2010 e trovata morta tre mesi dopo, in un campo a Chignolo, a pochi chilometri di distanza.

Nel tribunale del città orobica si terrà infatti l'udienza in cui i legali di Bossetti potranno vedere i reperti del processo: leggings, slip - da cui fu tratta la traccia biologica 31 G20, prima attribuita a Ignoto 1 e che con la comparazione inchiodò il muratore - scarpe, felpa e giubbotto della ragazza e altri campioni di Dna.

Solo vedere i reperti, passarli in rassegna ma non compiere ulteriori accertamenti scientifici perché la Cassazione, a quasi dieci anni dall'arresto del muratore e a 14 dal delitto, ha ritenuto inammissibile l'istanza con la quale i legali di Bossetti chiedevano di poterli analizzare. Avrebbero potuto vederli in una udienza il 20 novembre scorso, ma l'udienza saltò per via della pendenza del ricorso straordinario degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini che contestavano come la Suprema corte nella sentenza del 26 luglio del 2023 non avesse tenuto conto del fatto che i giudici bergamaschi, ad avviso della difesa, avessero dato il via libera all'esame salvo poi precisare "che l'autorizzazione concerne la mera ricognizione dei corpi di reato" e rimaneva "esclusa qualsiasi operazione di prelievo o analisi degli stessi".

La Cassazione ha quindi confermato il perimetro entro il quale può essere fatta quest'attività difensiva prodromica a un'eventuale istanza di revisione. Furente la reazione di uno dei legali di Bossetti, Salvagni: "Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista. Il potere vince sempre".
"Se su Massimo Bossetti possono esserci ancora colpevolisti e innocentisti magari al 50 e 50, al 100% si può affermare che in quei reperti c'è qualcosa che noi non possiamo accertare: c'è la risposta che Massimo è innocente. Quei reperti sono sempre stati intoccabili e il perché è ormai evidente", ha concluso.

La Cassazione aveva scritto, confermando definitivamente l'ergastolo nel 2018, che "le numerose e varie analisi biologiche effettuate da diversi laboratori hanno messo in evidenza la piena coincidenza identificativa tra il profilo genetico di Ignoto 1, rinvenuto sulla mutandine della vittima, e quelle dell'imputato". E che quella scientifica aveva "valore di prova piena".
Sono queste parole che fanno ritenere che anche quella di oggi del Palazzaccio sia una "decisione ineccepibile dal punto di vista del diritto e del buon senso" a uno dei legali della famiglia di Yara Gambirasio, Enrico Pelillo. 

  
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it