Lombardia

Dodici ore in fuga, preso uno dei due evasi dal Beccaria

Detenuto suicida a Teramo, per il difensore 'ammazzato dallo Stato'

Squadre della Polizia di Stato nei pressi del carcere minorile Beccaria

Redazione Ansa

E' durata meno di dodici ore la fuga di uno dei due ragazzini evasi ieri pomeriggio dal carcere minorile Beccaria di Milano. I carabinieri hanno bloccato il sedicenne, marocchino residente nel Comasco, mentre si trovava su un treno alla stazione di Garbagnate milanese intorno all'una.
    Quando ha visto i militari della stazione di Cesate, Lainate e della sezione Radiomobile della Compagnia di Rho saliti sul treno diretto a Milano dove si trovava, ha dato in escandescenza.
    Il ragazzo è stato bloccato, portato in ospedale per un controllo perché lamentava dolore al petto e poi accompagnato di nuovo al Beccaria, dove deve scontare una condanna per rapina, a cui si aggiunge ora la denuncia per evasione. Mentre continuano le ricerche dell'altro evaso, anche lui sedicenne, non si fermano le polemiche, che non riguardano solo l'istituto di Milano ma l'intero sistema carcerario.
    "Le carceri, per minori e adulti, continuano a essere abbandonate a se stesse. Singolare, anche dopo simili episodi, il silenzio del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio" ha commentato Gennarino De Fazio, segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria. Il sindacalista ha ricordato che ci sono oltre 14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili" e 18mila agenti mancanti mentre l'associazione Antigone ha stigmatizzato il numero enorme di ragazzini detenuti: 550 "un record negli ultimi anni". Per questo il presidente Patrizio Gonnella chiede di non inseguire "le facili ricette di ordine e sicurezza di fronte a due ragazzi evasi in metro" ma di "modernizzare il sistema" recuperando "un approccio educativo" senza "riempire i ragazzi di psicofarmaci" ma aiutando "economicamente le comunità perché siano loro a gestire i giovani detenuti" e potenziando l'accoglienza ai giovani stranieri.
    In carcere a Teramo si è ucciso Giuseppe Santoleri - settantaquattrenne malato, condannato in via definitiva a 18 anni di reclusione per aver ucciso, insieme con il figlio Simone l'ex moglie, la pittrice Renata Rapposelli e aver poi nascosto il cadavere. Malato da tempo, per lui l'avvocato difensore Federica Di Nicola aveva chiesto una misura alternativa. Ed ora, dopo tre rinvii dell'udienza, dice che "è stato ammazzato dallo Stato italiano, dalle lungaggini processuali e dall'incuria ed inadeguatezza dell'Istituto carcerario". "E' la 44esima vittima negli istituti penitenziari italiani dall'inizio dell'anno: forse qualcuno pensa che non intervenendo si svuoteranno le carceri" ha osservato con amarezza Aldo di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria S.PP. "L'altra faccia della medaglia dell'emergenza carcere - ha aggiunto - è l'aumento di aggressioni e violenze al personale penitenziario che ha raggiunto il 40% in più nel giro di pochi mesi. Nella stessa giornata del suicidio a Teramo, sono 8 gli agenti aggrediti e costretti a ricorrere alle cure dei medici. Il governo e l'Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di contrastare questa situazione". 
   

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