Lombardia

Annullata l'assoluzione dell'ex primario Confalonieri, appello bis

Arrestato 7 anni fa a Milano e accusato di corruzione sulle protesi

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 03 LUG - Ci sarà un altro processo per l'ex primario di ortopedia del Cto-Pini di Milano Norberto Confalonieri, che venne arrestato e messo ai domiciliari più di sette anni fa, nel marzo 2017. Oggi la Cassazione ha annullato con rinvio per un secondo grado bis la sentenza con cui il medico, lo scorso novembre, era stato assolto "perché il fatto non sussiste" dall'imputazione di corruzione.
    Confalonieri in primo grado, a seguito delle indagini dell'aggiunto Eugenio Fusco, era stato condannato a 6 anni e mezzo per presunte tangenti per aver favorito l'acquisto di protesi della Johnson&Johnson. Mentre era stato prosciolto dal Tribunale dall'accusa di lesioni su pazienti. Oltre a Confalonieri, difeso dal legale Federico Cecconi, in appello, poi, erano stati assolti anche Natalia Barberis, agente di commercio per la multinazionale, difesa dall'avvocato Gabriele Minniti, e un'altra dipendente.
    Con l'annullamento della sentenza di secondo grado dovrà essere fissata un'udienza di appello bis, dopo il deposito delle motivazioni della Cassazione. L'ex primario è imputato per aver favorito l'acquisto di protesi, in forza, sosteneva l'accusa, di un "accordo occulto" che avrebbe previsto "periodici compensi in denaro", l'invito a programmi televisivi e a eventi scientifici, nonché "viaggi e soggiorni".
    Dalle indagini, tra l'altro, erano emerse all'epoca intercettazioni choc nelle quali il medico avrebbe parlato di un "femore" rotto a un'anziana di 91anni per "allenarsi". E lui si era difeso spiegando che quelle intercettate erano "chiacchiere da bar, espressioni goliardiche". Il 18 gennaio 2021 il Tribunale lo condannò per corruzione, mentre da due episodi di presunte lesioni ai pazienti, uno colposo e l'altra doloso, venne prosciolto.
    Non c'è alcuna "prova del patto corruttivo occulto", aveva scritto la Corte d'Appello cancellando la corruzione, anche perché le presunte "utilità" contestate avevano "una causa lecita", erano tutte "documentate" ed erano di "minimo valore" rispetto "agli interessi in gioco" e ai compensi percepiti da quel "primario di riferimento nel mondo per gli interventi di chirurgia computer assistita". (ANSA).
   

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