Lombardia

Giuristi a deputati, 'non azzerate le indagini sull'urbanistica'

Lettera anche di architetti e urbanisti contro il "salva Milano"

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 11 LUG - Una "lettera-appello al legislatore" è stata inviata da un gruppo di urbanisti, architetti, giuristi e costituzionalisti ai componenti della commissione della Camera, che sta discutendo gli emendamenti al decreto "salva-casa", affinché "non lo trasformino in un condono 'salva-Milano'", ossia in un "colpo di spugna che cancelli" le inchieste aperte dalla Procura milanese sull'urbanistica e su decine di progetti immobiliari avviati, secondo i pm, violando le normative.
    Le indagini hanno accertato che palazzi e grattacieli sono stati realizzati o stanno per esserlo "con permessi rilasciati o ottenuti in violazione delle disposizioni di legge statale e regionale". Col decreto, si legge nella lettera firmata, tra gli altri, anche dal vicepresidente emerito della Corte costituzionale Paolo Maddalena, si vuole "annullare le contestazioni sollevate dalle inchieste giudiziarie" e si rischia "di cancellare decenni di cultura urbanistica". Mentre "la mostruosa edificazione nei cortili è emblematica del degrado cui si è arrivati".
    "Chiediamo perciò con forza - scrivono i firmatari che lanciano un "segnale d'allarme" - che il Parlamento ribadisca l'assoluta inderogabilità del decreto ministeriale 1444/68, che costituisce un minimo, non un massimo, di dotazioni di servizi e di verde necessari alla vita nelle città". C'è, poi, "l'obbligo" di "ricorrere a strumenti attuativi chiari e al permesso di costruire quando si mutano i carichi urbanistici". E le "amministrazioni" sono chiamate "a tutelare i diritti di tutti e non solo quelli degli operatori immobiliari, degli investitori e degli speculatori".
    Anche nel caso l'emendamento "salva-Milano" fosse approvato, "non dovrà comunque riguardare il futuro", "fermo altrimenti l'intento dei sottoscritti firmatari di avvalersi di ogni strumento utile per opporsi alla preannunciata deriva, anche nella convinzione che evidenti profili di illegittimità non passerebbero indenni da una pronuncia della Corte costituzionale". E ciò perché "non ci sono norme 'confuse' o 'contraddittorie' da 'interpretare': ci sono leggi fondamentali da rispettare". (ANSA).
   

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