Lombardia

A 3 anni si possono capire gli altri grazie ai neuroni specchio

Studio Cattolica Milano e Università di Parma sulla rivista Pnas

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 15 LUG - Già a 3 anni i bambini sono capaci di capire gli altri, di 'specchiarsi' in chi hanno di fronte per imitarlo e per anticiparne le intenzioni. É quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Pnas, nato dalla collaborazione tra Giacomo Rizzolatti dell'Università degli Studi di Parma, padre della scoperta dei neuroni specchio, e il gruppo di ricerca composto da Cinzia Di Dio, Laura Miraglia, Giulia Peretti e coordinato da Antonella Marchetti, direttrice del Dipartimento di Psicologia dell'Università Cattolica, Campus di Milano.
    "Si tratta - spiega Marchetti - di una scoperta molto importante che dimostra che, già così piccoli, i bambini sono equipaggiati del sistema di 'risonanza' costituito dai neuroni specchio, che rappresentano i mattoncini sui quali si costruirà, con lo sviluppo e l'esperienza, una comprensione del mondo sociale via via più complessa".
    Il gruppo di lavoro ha misurato la capacità di bambini in età prescolare di organizzare una catena di azioni motorie, comprendendo l'intento della catena di azioni di un altro individuo. Questo misurando l'attivazione del muscolo miloioideo, coinvolto nell'apertura della bocca, mentre i bambini afferravano un boccone di cibo da mangiare o un pezzo di carta da mettere in un contenitore. Quando si afferrava il cibo, l'attivazione del muscolo miloioideo iniziava diversi millisecondi prima della conclusione dell'azione. Il muscolo non si attivava invece quando si afferrava la carta, suggerendo la presenza di una catena pianificata di eventi motori incentrati sull'obiettivo dell'azione. Anche quando i bambini guardavano uno sperimentatore eseguire gli stessi compiti di presa, il muscolo miloioideo si attivava durante l'osservazione del compito di afferrare per mangiare.
    "Questi risultati sono rilevanti anche in ottica di diagnosi precoce - conclude Marchetti -, ad esempio nel caso di bambini con disturbo dello spettro autistico, perché renderebbero possibile una valutazione strumentale psicofisica di un eventuale deficit di comprensione delle intenzioni e di possibile compromissione di precursori fondamentali per lo sviluppo di competenze sociali". (ANSA).
   

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