(ANSA) - MILANO, 01 SET - "Quando ci hanno detto che era
stato lui a uccidere quella povera ragazza, siamo rimaste
choccate. Sapevamo che non stava bene, ma mai avremmo potuto
pensare che potesse arrivare a questo": Awa, studentessa 24enne
di ingegneria gestionale, è la sorella di Moussa Sangare,
l'assassino reo confesso di Sharon Verzeni, e in un'intervista
all'Eco di Bergamo spiega che "non doveva finire così,
assolutamente no.
"Ci sono stati giorni in cui la paura era sempre dentro le
mura di casa, non mi lasciava mai. Giorni in cui urlava, parlava
da solo, delirava", ricorda. Poi, dal 9 maggio, dopo la terza
denuncia in un anno presentata dalle due donne, non abitava più
con madre e sorella, "e non avevamo proprio più contatti.
Stavamo nella stessa casa ma su due piani diversi e lui di
giorno si chiudeva in casa e usciva la notte, è sempre stato
solitario. E comunque negli ultimi tempi non si è più mostrato
violento con noi".
"Prima dello scorso aprile - ricorda Awa - non aveva mai
usato un coltello contro di noi. Ma quel giorno, era il 20
aprile, mi ha raggiunto alle spalle mentre stavo ascoltando la
musica in sala e mi ha minacciato con un coltello. Io non mi ero
accorta di niente, mia mamma, che da quando ha avuto l'ictus non
riesce più a parlare, cercava di farmi capire che ero in
pericolo. Allora io mi sono girata e Moussa si è fermato. Se n'è
andato, ridendo". (ANSA).
Sharon: la sorella di Sangare, nessuno si è mosso per lui
'Non doveva finire così, quando è tornato non era più lui'