(ANSA) - MILANO, 23 SET - L'aggressione "non è sorta per
ragioni discriminatorie", ma "per l'attività" che la vittima
"stava svolgendo", ossia vendeva "biglietti falsi", a detta
dell'imputato, o forse, stando ad alcuni testimoni, gadget come
"cartoline e braccialetti". Lo scrive il Tribunale di Milano
nelle motivazioni della condanna per Andrea Beretta, storico
leader della curva nord interista, ora in carcere per l'omicidio
di Antonio Bellocco avvenuto il 4 settembre scorso.
Lo scorso 19 giugno, la giudice della nona penale Mariolina
Panasiti aveva condannato Beretta, 49 anni, difeso dall'avvocato
Mirko Perlino, ad un anno, ma con la pena convertita in una
multa da 3.650 euro. La giudice ha escluso l'aggravante della
finalità di discriminazione e odio razziale, che veniva
contestata dalla Procura per frasi pronunciate durante il
pestaggio, come "i napoletani non li vogliamo". L'azione di
Beretta, imputato per lesioni e violenza privata, come si legge
nelle motivazioni, non era "diretta" a "suscitare" un
"sentimento di odio".
La stessa "azione" fu, comunque, "del tutto sproporzionata",
anche "aderendo - scrive la giudice - alla versione
dell'imputato, secondo cui egli avrebbe agito come reazione ad
una risposta maleducata ricevuta dalla persona offesa e dalla
sua 'cricca'". Da qui l'aggravante dei futili motivi, oltre a
quella di aver commesso il reato mentre era in affidamento in
prova ai servizi sociali.
Il Tribunale, però, ha concesso le attenuanti al capo ultrà
per il "positivo comportamento processuale", tra cui parziali
ammissioni, e anche per il risarcimento del danno alla vittima.
Da qui si è arrivati alla pena, poi convertita nella multa. Un
altro ultrà, che era con Beretta quella sera, era stato
condannato, invece, a 2 anni e 4 mesi di reclusione con rito
abbreviato, ossia con lo sconto di un terzo, per quel pestaggio
dal gup Giulio Fanales. (ANSA).
Giudice, 'Beretta pestò ambulante ma non per discriminazione'
Sentenza su capo ultrà: "la vittima vendeva biglietti o gadget"