Lombardia

L'hacker ammette: 'Da Londra un gruppo di persone condizionava'

Camponovo: 'C'era una dimensione estera prevalente, avevo paura'

Redazione Ansa

È su rapporti "clandestini" tra intelligence, che passavano anche per la sede della Equalize di via Pattari, a Milano, con una presunta vendita di informazioni riservate all'estero, che si concentra un importante capitolo delle indagini, appena agli inizi, della Dda di Milano e della Dna sul presunto network di cyber-spie. In questo contesto le parole messe a verbale da uno degli esperti informatici che lavorava per la società di Enrico Pazzali, l'ex presidente autosospeso di Fondazione Fiera Milano, spostano l'attenzione su "un gruppo di persone" con base in Inghilterra, che avrebbe "condizionato" le attività della rete che fabbricava dossieraggi illegali su larga scala.

C'era - ha raccontato Massimiliano Camponovo, ai domiciliari dal 25 ottobre - una "dimensione estera", in particolare a Londra, "prevalente e sovraordinata" e che aveva legami "inquietanti" soprattutto con Nunzio Samuele Calamucci, il presunto capo degli hacker arrestato con l'ex super poliziotto Carmine Gallo. "So che ho sbagliato", ha detto il tecnico informatico, difeso dall'avvocato Roberto Pezzi, rispondendo per oltre nove ore ieri alle domande del pm Francesco De Tommasi. "Varie dinamiche interne ed esterne hanno condizionato l'attività della Equalize", avrebbe sostenuto il 52enne.

Oltre ad ammettere le sue responsabilità nella creazione dei report coi dati riservati che gli passavano ("io eseguivo", avrebbe detto) e a rispondere sulle fatture di importi rilevanti per i lavori ai "clienti", ha parlato di quella "dimensione estera" con base a Londra. Soprattutto di una persona in collegamento con Calamucci, presunto braccio destro di Gallo. E che farebbe parte di un gruppo più ampio - tra cui anche accademici, giornalisti investigativi e altri, da identificare ancora - di cui Camponovo avrebbe fatto pure qualche nuovo nome. Deriva, poi, stando alla sua versione, proprio da quella presenza di un livello "superiore" la "paura" che il 52enne aveva e ha ancora per sé e per i suoi familiari.

Uno scenario "estero" in cui sarebbero inseriti anche quegli uomini dell'intelligence israeliana di cui si parla negli atti, ma Camponovo, "provato e preoccupato" nell'interrogatorio, riassunto in una trentina di pagine di verbale, si è focalizzato sul gruppo radicato in Inghilterra e sull'ombra "dei servizi", quella "mano oscura che muoveva il sistema", come aveva riferito già al gip Fabrizio Filice. Dalle carte depositate, nell'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, era venuto fuori che dall'Inghilterra avrebbe agito una professoressa universitaria, poi sostituita con un'altra: entrambe avrebbero guidato la "centrale" dei prelievi di informazioni dalle banche dati italiane. I loro nomi sono presenti negli atti, anche se non risultano tra gli indagati, perché "in fase di identificazione". Calamucci diceva, intercettato nel 2023: "noi abbiamo un organico di quarantadue analisti che stanno a Colchester". Ossia nell'Essex, dove ha sede un'università.

I pm stanno preparando una rogatoria da inoltrare in Gran Bretagna, dove Gallo e soci avrebbero anche creato una società "clone". Intanto, oggi è saltato l'interrogatorio di Giulio Cornelli, altro hacker e anche lui ai domiciliari, perché i suoi legali hanno fatto presente che ha bisogno di tempo prima di decidere di farsi sentire e necessità di un sostegno psicologico. Domani, poi, il procuratore di Milano Marcello Viola sarà ascoltato in audizione al Copasir. Tutto ciò mentre si è saputo che anche il cantante Alex Britti, che sarebbe stato vittima di un dossieraggio, ha depositato, attraverso un legale, la nomina come persona offesa. "La cosa più grave è che mi hanno anche pedinato", ha fatto sapere l'artista ai pm.

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