Diceva di essere innamorato di Milano e della città di cui è stato sindaco negli anni della 'Milano da bere' ha continuato sempre a seguire le vicende, anche quando aveva messo da parte la politica attiva, commentandole con l'ironia che era un suo tratto distintivo. Se ne è andato il giorno del suo 84esimo compleanno Paolo Pillitteri, guida di Milano dal 1986 al 1992, ex parlamentare, dopo una parentesi nel Psdi, esponente di spicco del Partito Socialista italiano negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, giornalista ed esperto di cinema, cognato di Bettino Craxi.
E' stato il figlio Stefano a dare la notizia della scomparsa.
"Ha avuto un'esistenza assai ricca, nel bene e nel male. Ed è ciò che più conta nel nostro passaggio terreno", ha scritto, senza mancare di evidenziare che "poteva essergli risparmiato un decennio di persecuzione giudiziaria". Un riferimento alle indagini e alla condanna nell'inchiesta Mani Pulite. Stefania Craxi lo ha ricordato invece come "l'uomo che spronava ad essere coraggiosi anche quando l'aggressione giudiziaria colpiva forte alle sue spalle".
A legare l'ex sindaco di Milano a Bettino Craxi non era infatti solo la fede politica ma anche la famiglia: era infatti cognato del leader socialista perché aveva spostato sua sorella Rosilde Craxi con cui ha avuto i figli Stefano e Maria Vittoria e di cui è rimasto vedovo nel 2017. A Craxi, Pillitteri fu sempre legato anche dopo la sua caduta politica e soffrì molto, come ha ricordato Stefania, quando i magistrati "ultima cattiveria" gli impedirono di partire per la Tunisia per il funerale.
Paolo Pillitteri, classe 1940, era entrato a far parte della giunta di Milano nel 1970 come assessore alla Cultura e poi era passato all'Urbanistica. Era diventato sindaco della città il 21 dicembre del 1986 succedendo a Carlo Tognoli, alla guida di una giunta che vedeva l'alleanza con la Democrazia cristiana, mentre nel 1987 aveva varato una fino ad allora inedita giunta rosso-verde, in alleanza con Pci e Verdi. Tutti lo ricordano come il sindaco della Milano da bere, la città scintillante che era uscita dal periodo buio del terrorismo, quella che sarebbe diventata famosa nel mondo per la creatività e i suoi stilisti.
Quella che per prima ha affrontato l'arrivo di immigrati anche stranieri. "La nostra attività politica era rivolta a loro.
'Prima case, scuole, ospedali' era uno slogan socialista" ha rivendicato in una recente intervista alla Stampa il sindaco che fu denunciato dalla Lega Nord nel 1990 per uno stanziamento di tre miliardi per un centro di accoglienza.
Nel 1992 il periodo buio con l'avviso di garanzia per il reato di ricettazione nell'ambito dell'inchiesta Mani Pulite, che di fatto mette fine alla sua cartiera politica, con una condanna a due anni e sei mesi nel 1996. Nel giorno della sua scomparsa, tutta la politica milanese e non solo lo ricorda, in particolare gli ex sindaci di Milano, Letizia Moratti, Giuliano Pisapia e quello attuale, Beppe Sala, ma anche il governatore lombardo Attilio Fontana, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
La sua città, Milano, è pronta a ricordarlo con la camera ardente che sarà allestita in Comune lunedì dalle 9 alle 16, mentre il funerale si terrà martedì nella chiesa di Santa Maria del Suffragio in corso XX marzo alle 11.
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