(ANSA) - MILANO, 09 DIC - La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti dei rappresentanti legali di Meta Platforms Ireland Limited, titolare dei social network Facebook e Instagram, per una presunta evasione fiscale di oltre 877 milioni di euro. Lo ha reso noto con un comunicato stampa il procuratore Marcello Viola.
Le indagini hanno permesso "di evidenziare gli analitici elementi di fatto e di diritto idonei a supportare la configurazione, in capo ai Rappresentati Legali" di Meta, "soggetto erogatore del servizio e titolare del trattamento dei dati conferiti dall'utente, del reato di 'Omessa Dichiarazione' ai fini Iva di cui all'articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n.74/2000 per i periodi d'imposta dal 2015 al 2021". Avrebbero "omesso di dichiarare un imponibile pari ad euro 3.989.197.744,05", ossia quasi 4 miliardi di euro, "cui corrisponde un'Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari ad euro 877.623.503,69".
In sostanza, l'Iva non versata riguarda l'iscrizione degli utenti sulle piattaforme social. Iscrizioni che avvengono sì gratuitamente, ma con l'utente che in realtà paga una sorta di 'fee', perché mette a disposizione i propri dati personali e con tanto di potenziale profilazione di quei dati. Ed è proprio attraverso questo scambio, formalmente gratuito, che Meta può trarre comunque un profitto. Guadagni che, in base a valutazioni giuridiche e fiscali, devono essere tassati, secondo i pm, con l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto, che Meta, invece, negli anni non ha mai versato.
Sono due i legali rappresentanti, che si sono succeduti negli anni, finiti indagati nell'inchiesta della procura di Milano su Meta Platforms Ireland Limited. L'accusa per Maria Farruggia Fallon e Gareth Lambe è omessa dichiarazione dell'Iva per i periodi d'imposta dal 2015 al 2021 per un totale di oltre 877 milioni di euro.
Come si legge in una nota del procuratore Marcello Viola, "la natura non gratuita dei servizi offerti da Meta" era già stata affermata dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel 2018 dal Tar Lazio nel 2021 - oltre che da autorevole dottrina - e ha trovato riscontro nelle attività ispettive della Guardia di Finanza, negli atti dell'Agenzia delle Entrate e infine nelle risultanze dell'indagine.
L'ipotesi dei pm Cristian Barilli e Giovanni Polizzi è, in sintesi, che le iscrizioni gratuite degli utenti sulle sue piattaforme Facebook o Instagram 'in cambio' dei propri dati e della loro potenziale profilazione sia una permuta tra beni differenti - possono garantire un profitto - e in quanto tale soggetta al regime Iva e quindi da tassare. Per la prima volta una indagine affronta il tema del peso finanziario e fiscale dei dati e non della privacy. (ANSA).
Chiusa inchiesta su Meta, indagati legali rappresentanti
'Presunta evasione di 887 milioni di euro'