(ANSA) - MILANO, 18 DIC - Addio a Ferdinando Pomarici, il
magistrato che da sempre è stato in prima linea in Procura a
Milano nella lotta alla mafia e al terrorismo.
In pensione da nove anni Pomarici, per gli amici "Enrico",
si è spento nelle scorse ore. Per oltre 40 anni ha indossato la
toga del pubblico ministero occupandosi delle indagini che hanno
tracciato la storia del Paese. Arrivato nel capoluogo lombardo
nel '76 come sostituto procuratore, fin da subito si occupò di
casi molto delicati, ossia i sequestri di persona e fu il primo
in Italia ad applicare il blocco dei beni in modo da impedire
alle famiglie di pagare il riscatto. Poi arrivarono gli anni di
piombo con l'impegno nell'antiterrorismo con la scoperta, tra
l'altro, del "covo" di via Monte Nevoso, la base della colonna
Walter Alasia, che venne azzerata, ed anche il peso delle
polemiche politiche successive, quando molto dopo da
un'intercapedine nel muro vennero ritrovate carte inedite del
sequestro Moro. In più si occupò dell'omicidio del commissario
Luigi Calabresi e poi, come responsabile della Dda della
criminalità organizzata trapiantata al Nord, fino all'ultima
indagine 'difficile', coordinata insieme ad Armando Spataro -
che stamane lo ha ricordato come "un fratello maggiore" - sul
sequestro dell'imam Abu Omar da parte, era l'ipotesi, di uomini
Cia e Sismi. Da sempre ritenuto una persona schiva e schietta,
ferma e irreprensibile, come ultimo incarico prima di lasciare
il quarto piano del Palazzo di Giustizia, Pomarici ha diretto
l'ufficio esecuzione della Procura, settore complicato e
fondamentale. Con lui se ne va un magistrato molto stimato e
anche un grande sportivo, con la passione del calcio, del tennis
e dello sci. (ANSA).
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