Lombardia

Scompenso cardiaco, con comorbidità rischio re-ospedalizzazioni

Studio Ircss MultiMedica-Università Statale di Milano

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 04 DIC - Per la prima volta uno studio clinico getta luce sul legame tra scompenso cardiaco e patologie concomitanti non cardiache, come diabete, malattie renali e polmonari, dimostrando come queste aumentino il rischio di un secondo ricovero ospedaliero nei pazienti scompensati e già ricoverati una prima volta.
    Secondo un'analisi condotta dall'Irccs MultiMedica e dall'Università Statale di Milano, pubblicata sullo European Journal of Internal Medicine, i pazienti dimessi dall'ospedale con diagnosi di scompenso accompagnato da più di quattro comorbidità, rispetto a chi non ne ha alcuna, hanno un rischio doppio di re-ricovero, durante il quale trascorreranno in ospedale più del doppio dei giorni, e un rischio di mortalità per tutte le cause due volte superiore. Oltre all'età, anche il genere è risultato una variabile in grado di influenzare la prognosi dei pazienti, con gli uomini che hanno un rischio di re-ospedalizzazione del 15% superiore rispetto alle donne.
    "Il nostro lavoro dimostra come la concomitanza di altre patologie non cardiache rappresenti un valido indicatore di gravità dello scompenso e della sua probabile traiettoria clinica - ha spiegato Antonio E. Pontiroli, professore di Medicina Interna all'Università Statale di Milano, ideatore e coordinatore dello studio e consulente di Irccs Multimedica -, candidandosi a diventare un nuovo e utile strumento per stratificare il rischio dei pazienti e selezionare quelli in cui intensificare precocemente le cure, per evitare seconde ospedalizzazioni. Un'opportunità quanto mai importante, se si considera che lo scompenso è la prima causa di ricovero negli ultra 65enni".
    Lo studio epidemiologico osservazionale è stato condotto accedendo ai database sanitari messi a disposizione da Regione Lombardia (su oltre 10 milioni di residenti), attraverso un sistema di sicurezza che anonimizza i dati e ne consente l'uso ai ricercatori solo a fini di elaborazione statistica. Lo studio è stato condotto su un'ampia popolazione 'real-world' di pazienti, rilevando come in oltre 88.500 dimessi con una diagnosi primaria di scompenso cardiaco, nel periodo 2015-2019, in Lombardia, si siano verificate quasi 80.000 re-ospedalizzazioni per la medesima patologia in circa 42 mesi di follow-up. (ANSA).
   

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