Photogallery

Le sculture ottocentesche di Bartolini alla Fondazione Rovati.

A Milano la mostra 'Il volto e l'allegoria' fino al 16 febbraio

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 24 SET - Non l'arte contemporanea in dialogo con il mondo etrusco ma la scultura ottocentesca: la Fondazione Rovati di Milano cambia (leggemente) prospettiva e dedica da domani al 16 febbraio una mostra alle sculture di Lorenzo Bartolini, cresciuto artisticamente a Parigi, allievo di David, legato ad Ingres, che al suo ritorno in Toscana, grazie al favore napoleonico, fu nominato direttore dell'Accademia di Carrara.
    L'idea della mostra, ha spiegato il curatore Carlo Sisi, direttore dell'Accademia di Belle arti di Firenze "è nata da due opere antiquariali: una approdata agli Uffizi" ovvero il ritratto di Carlotta Barbolani di Montauto, "e una rimasta all'antiquario", La carità, monumento domestico della più grande Carità educatrice che Ferdinando III mise nella sala dell'Iliade di Palazzo Pitti dove ancora si trova. Entrambe sono ora il cuore dell'esposizione che si intitola 'il volto e l'allegoria'.
    perché questi sono i due filoni che vengono esplorati dell'opera di Bartolini, uno dei massimi esponenti del purismo.
    Proprio La carità apre la mostra allestita nel piano nobile della fondazione. Figura di donna con una ciocca di capelli caduta lungo il collo e una spallina dell'abito calata perché è attenta non a sé ma al bimbo appena allattato che tiene con un braccio, mentre con l'altro invita a studiare il bambino un poco più grande.
    Una allegoria dell'educazione ma anche della società di Firenze all'epoca della restaurazione riassumibile nella formula 'tutti bene ma tutti al loro posto', ha sintetizzato Sisi, quindi con ben chiaro nella mente le differenze sociali. Alla Carità educatrice è anche dedicata una sala con un calco in gesso del volto col bimbo messo accanto alla copia della Madonna del Granduca di Raffaello realizzata da Antonio Meucci, a sottolinearne le analogie, un quadro di Domenico Caligo del 1863-4 della sala dell'Iliade di Palazzo Pitto con l'originale della Carità. Ai ritratti invece è dedicato l'allestimento nello Spazio Bianco: busti in marmo o gesso di donne con le loro complesse acconciature. L'atelier di Bartolini non era solo un luogo di lavoro ma di conversazione. L'artista aveva modo di conoscere le persone che ritraeva (a farsi ritrarre arrivarono personaggi di fama come Rossini e Listz) e cercava così di farne trasparire i tratti caratteristici, pur nel modo migliore possibile. Mentre Canova idealizzava le figure rifacendosi alla classicità "per Bartolini - spiega Sisi - il bello non è ideale ma relativo: tutto ha il suo bello. Spiazzò gli allievi dell'Accademia portando un gobbo, ma dicendo loro che era il gobbo più bello che vi fosse". Non manca un riferimento alla contemporaneità, nella fondazione dove opere di Warhol e Lucio Fontana sono accostate a reperti etruschi. E' stato infatti commissionata a Sergio Roger un'opera ispirata a Bartolini, una testa di Dioniso San Michele realizzata utilizzando lino antico. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it