Marche

Mons. Albanesi, 80 migranti in seminario

Già prima appello del papa. Ma accoglienza è anche 'competenza'

Redazione Ansa

"La Diocesi ha già risposto da tempo all'appello di papa Francesco a fare accoglienza: la nostra storia inizia 15 anni fa, nel 2000, con i profughi, tutti minori non accompagnati, della guerra in Kosovo. Poi con la crisi dell'Afghanistan, poi con l'Egitto, quindi con i flussi dal centro Africa". Così Mons. Vinicio Albanesi, responsabile della comunità di accoglienza di Capodarco, che gestisce 80 posti letto destinati a giovani migranti e profughi nel seminario arcivescovile di Fermo, messo a disposizione dalla Curia. Fermo è stata la prima esperienza di accoglienza in Italia realizzata destinando un'intera ala del seminario ai ragazzi in fuga da paesi in guerra.

"Nel tempo - spiega don Vinicio - la comunità di minori si è ridotta numericamente. Nell'aprile del 2014, quando è iniziato il grande esodo dal centro Africa, con la Prefettura e l'arcivescovo si è data la disponibilità dell'ala ovest del seminario, per un totale di 80 posti (oggi coperti solo da uomini fra i 18 e i 35 anni, ndr), e da qui finora sono passati circa 250 ragazzi''. ''In seguito, nel centro ex-Sagrini abbiamo potuto accogliere altre 20 persone, tra donne e bambini''. Mons. Albanesi sottolinea che ''il metodo di accoglienza e convivenza è attento e rispettoso, e prevede regole da seguire: l'obbligo della scuola per imparare la lingua italiana, la frequenza di un corso professionale per saldatori, attivato in collaborazione con l'Istituto Artigianelli di Fermo''.

Il sacerdote ammette che ''all'inizio ci sono state difficoltà, soprattutto perché la Commissione per l'accoglienza era a Caserta; ora che sta ad Ancona è tutto più semplice. Nonostante le diversità, il clima all'interno della struttura è sereno e di rispetto reciproco', ma la preoccupazione maggiore resta il momento in cui i ragazzi si 'sganceranno' dal centro". "Molti sanno dove andare e hanno riferimenti, altri, i più deboli, no, ed è per questo che insegniamo loro un mestiere. Tuttavia, il messaggio che mi sento di trasmettere è che per accogliere servono capacità e competenze, perché non è semplice". 

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