Lei minuta, apparentemente insicura, ma apparsa ieri, dopo il fermo di polizia, come una ragazza "glaciale", senza lacrime né pentimenti. Lui grande e grosso, i guanti da box sul profilo Facebook, l'orecchino e il pizzetto, ma anche le crisi di panico frequenti, la voglia di confessare subito il delitto e di costituirsi.
Ieri Antonio ha fatto fuoco contro i genitori della ragazza con una pistola cal. 9X21: Roberta Pierini, 49 anni, impiegata, è morta sul colpo; il marito, Fabio Giacconi, stessa età, ufficiale dell'Aeronautica militare, è ricoverato in gravissime condizioni in ospedale. "Litigi su litigi...ma se il sentimento è vero nulla ci separerà" aveva scritto a maggio su Fb Antonio, figlio di un immigrato pugliese, Carlo. L'uomo, lambito da un'inchiesta per omicidio ma poi uscito indenne dalle indagini, è convinto che la contrarietà dei Giacconi alla relazione fra i rispettivi ragazzi fosse dovuta proprio a quel vecchio fatto.
La storia più delicata da raccontare è quella della sedicenne. Sembra che a 12 anni sia rimasta traumatizzata da un flirt con un ragazzo violento. I genitori, soprattutto il padre, la proteggevano come un fiore fragile, ma forse erano anche - così almeno sostengono Antonio e i suoi familiari - molto autoritari. "Le impedivano di uscire, di vedermi", la tenevano "segregata", l'avrebbero anche "fatta ricoverare in ospedale".
Tanto che lei sarebbe arrivata al punto di denunciarli alla polizia, anche se la circostanza non trova conferme ufficiali.
I Giacconi vivono in una palazzina ben tenuta di un quartiere dignitoso, in via Crivelli, una tovaglia gialla ancora stesa al sole nel terrazzo, con un foro di proiettile visibile sul bordo.
Nell'appartamento, ispezionato di nuovo oggi dai magistrati e dal Ris, c'erano anche due cani di piccola taglia, affidati all'Asur. "Impensabile", "inimmaginabile", gli unici commenti sulla tragedia che i cronisti strappano ai vicini.
Il mondo di Antonio, al contrario, non è a tinte pastello: una vita complicata quella del padre Carlo - "non è che per noi sia stato facile vivere in questa città", spiega - un piccolo appartamento in un vecchio stabile di corso Amendola, scale strette, bambini che piangono dietro la porta, e la moglie, mora e minuta, che fa appena capolino, lo sguardo rassegnato. Carlo Tagliata si accalora parlando con i giornalisti, teme le telecamere e i cellulari, ma difende il figlio a spada tratta: "lui è buono, lei lo ha plagiato".
Omicidio Ancona:il 'mondo' di Antonio, quello di lei
Vita in salita per la famiglia del ragazzo,di là ordine e timori